Gentilissimo Direttore,
ho letto con una nota di stupore e, le confesso, anche con una punta di divertimento, la simpatica ricostruzione della vicenda “targhe”, nella quale mi viene attribuito il ruolo di “mediatore”, spingendosi a considerarmi, sono sicuro ironicamente, “arma vincente” o “salvatore della patria”.
Ringrazio sentitamente per l’alta considerazione che mi viene attribuita ma francamente credo sia giusto ridimensionare responsabilmente quello che da oltre 30 anni è il mio vero ruolo in questa società: sono, resto e sarò sempre, un semplice giornalista; orgoglioso e gratificato della sua carriera, ma solo un semplice giornalista.
Le scelte della mia Direzione Generale, a cui sono grato, mi hanno portato ad occuparmi di un programma politico a Roma, che ho l’onore di condurre, a stretto contatto quindi con gli esponenti del Parlamento italiano, sia della Camera che del Senato.
È evidente che tali frequentazioni portino ad aprire rapporti e relazioni, che restano però nell’alveo della mia professione giornalistica.
In merito alla cosiddetta “vicenda targhe”, mi sono limitato a fare semplicemente il mio mestiere, che è quello di capire, porre domande e ricercare risposte. Questo è quello che ho fatto: ho chiesto pareri ed opinioni a rappresentanti del Governo italiano e delle forze di opposizione, ottenendo rassicurazioni e impegni formali ad occuparsene, nel corso della mia trasmissione. Null’altro.
Se questo abbia contribuito ad aumentare la sensibilità della politica italiana verso un problema che interessa San Marino, non mi è dato sapere e, se così fosse, ne sarei lieto ed onorato.
Altra cosa è essere stato “inviato, armi e bagagli, a trattare con i vari politici italiani” o essere diventato “novello salvatore della patria” come il Suo giornale scrive.
Sono grato della considerazione che si è voluto riservare alla mia professione e alla mia persona, ma le cose stanno diversamente.
Grazie e buon lavoro
Sergio Barducci
ho letto con una nota di stupore e, le confesso, anche con una punta di divertimento, la simpatica ricostruzione della vicenda “targhe”, nella quale mi viene attribuito il ruolo di “mediatore”, spingendosi a considerarmi, sono sicuro ironicamente, “arma vincente” o “salvatore della patria”.
Ringrazio sentitamente per l’alta considerazione che mi viene attribuita ma francamente credo sia giusto ridimensionare responsabilmente quello che da oltre 30 anni è il mio vero ruolo in questa società: sono, resto e sarò sempre, un semplice giornalista; orgoglioso e gratificato della sua carriera, ma solo un semplice giornalista.
Le scelte della mia Direzione Generale, a cui sono grato, mi hanno portato ad occuparmi di un programma politico a Roma, che ho l’onore di condurre, a stretto contatto quindi con gli esponenti del Parlamento italiano, sia della Camera che del Senato.
È evidente che tali frequentazioni portino ad aprire rapporti e relazioni, che restano però nell’alveo della mia professione giornalistica.
In merito alla cosiddetta “vicenda targhe”, mi sono limitato a fare semplicemente il mio mestiere, che è quello di capire, porre domande e ricercare risposte. Questo è quello che ho fatto: ho chiesto pareri ed opinioni a rappresentanti del Governo italiano e delle forze di opposizione, ottenendo rassicurazioni e impegni formali ad occuparsene, nel corso della mia trasmissione. Null’altro.
Se questo abbia contribuito ad aumentare la sensibilità della politica italiana verso un problema che interessa San Marino, non mi è dato sapere e, se così fosse, ne sarei lieto ed onorato.
Altra cosa è essere stato “inviato, armi e bagagli, a trattare con i vari politici italiani” o essere diventato “novello salvatore della patria” come il Suo giornale scrive.
Sono grato della considerazione che si è voluto riservare alla mia professione e alla mia persona, ma le cose stanno diversamente.
Grazie e buon lavoro
Sergio Barducci
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