“Tornate a casa”, grida l’esercito ai manifestanti. “L’intifada continua”, replica la folla. E volano sassi e molotov tra sostenitori ed oppositori del presidente. Tv arabe riferiscono di alcuni morti e 500 feriti. Ai manifestanti non basta l’impegno di Mubarak a non ricandidarsi alle elezioni presidenziali di settembre. “La protesta andrà avanti”, gridano i fratelli musulmani. A dar loro forza anche l’intervento di Obama, che chiede all’Egitto di iniziare, subito, la transizione. Stesso appello dalla Commissione Europea, che s’impegna a sostenere le legittime aspirazioni del popolo egiziano. Il Parlamento iraniano appoggia a sua volta quella che definisce "sacra rivoluzione", accusando il presidente di "servire gli interessi di coloro che hanno usurpato i diritti dei Musulmani". Il riferimento ad Israele è chiaro. E quattro giornalisti israeliani sono stati arrestati al Cairo. Fermato anche uno belga. Aggredita, inoltre, una troupe della Cnn. La crisi continua anche in campo politico. Il Parlamento si è autosospeso fino alla completa revisione dei contestati risultati delle ultime elezioni. Gli occhi del mondo sono puntati sul nord Africa. Il vento di ribellione sta mettendo in gioco equilibri importanti nei rapporti tra occidente e paesi arabi. Israele teme il rischio di deriva iraniana, con il sopravvento delle forze radicali islamiche sulle giuste istanze democratiche del popolo egiziano.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
Riproduzione riservata ©