“Una situazione inaccettabile. Un'onta per tutto il Paese”: non usa giri di parole l'associazione Attiva-Mente riguardo l'assenza, per il terzo quadriennio consecutivo, di San Marino alle Paralimpiadi. “Ipotesi che amareggia e fa riflettere sulle sfide e criticità che il nostro piccolo Stato affronta da anni nel campo dello sport paralimpico”. Sul tavolo ci sarebbe da risolvere, spiega l'associazione, il mancato riconoscimento del Comitato Paralimpico Sammarinese: “Non sappiamo se siano in corso o vi siano mai stati contatti in questi dodici anni, tra le autorità del Governo sportivo sammarinese e l'International Paralympic Committe. Conosciamo bene l'avversione e i condizionamenti attorno a questa vicenda sin dal lontano 2006, così come sappiamo altrettanto bene a chi va attribuita l'esecrabile decisione di non far partecipare gli atleti in campo internazionale e la responsabilità di aver ridotto il Comitato Paralimpico Sammarinese ai minimi termini”.
A stretto giro la replica del CPS che definisce i toni di Attiva-Mente “offensivi, polemici e contrari allo spirito sportivo che dovrebbe ispirare valori di solidarietà, lealtà e passione”. Il Comitato precisa che concede la possibilità alle Federazioni Nazionali di sottoscrivere un accordo per consentire di accedere alle gare internazionali. Spiega poi come l’assenza di atleti interessati a partecipare a circuiti internazionali, non dipenda da una impossibilità a parteciparvi, ma da una scelta personale dei singoli sportivi. Sprona inoltre Attiva-Mente a diventare “parte attiva” nella crescita delle realtà sportive inclusive "piuttosto che screditare – scrive - l’attività di un ente istituzionale”.
Sull'assenza di atleti, sentita l'allenatrice paralimpica Paola Carinato, afferma: “È una grande bugia, sono almeno cinque i ragazzi e le ragazze che si stanno allenando per partecipare alle Paralimpiadi. I primi documenti inviati al CPS per richiedere l'avvallo della documentazione e la visita per la classificazione internazionale di atleti paralimpici risalgono all'8 maggio 2019. Qui si tratta – aggiunge – di un vero e proprio diniego del diritto allo sport per atleti disabili”.