Valore religioso – certamente – ma anche storico ed identitario: ci sono le fondamenta stesse della sammarinesità nella festa di Sant'Agata. Era il 5 febbraio del 1740, quando il cardinale Enriquez, inviato dalla Santa Sede, restituì al Titano la libertà, dopo il tentativo di occupazione – durato 4 mesi – del cardinale Alberoni. Sant'Agata – la cui ricorrenza cadeva proprio in quella giornata - da allora divenne la compatrona della Repubblica. Carico di fascino e significati, il cerimoniale della festa della Liberazione. In mattinata la partenza da Palazzo Pubblico del Corteo istituzionale, guidato dai Capitani Reggenti Marino Riccardi e Fabio Berardi. Come da tradizione, insieme alle più alte autorità civili e militari, si sono diretti verso la Cripta di Sant'Agata, nell'omonima piazzetta, per la funzione religiosa. Nel pomeriggio l'altro momento solenne: la processione, del Popolo sammarinese devoto alla Santa, che è partita da Borgo Maggiore diretta in Piazza della Libertà. Da Palazzo Pubblico il corteo delle autorità, guidato ancora dai Capi di Stato, è arrivato in Pieve, per la Messa, davanti alle reliquie del Santo Marino. Il 5 febbraio è una ricorrenza importante anche per la Guardia Nobile. Questo perché, a seguito dell'episodio alberoniano, il Consiglio Grande e Generale – all'epoca Consiglio Principe e Sovrano – decise di dotarsi di un proprio corpo militare - formato da uomini propri e fedeli - che sovraintendesse a tutte le sedute. In serata la tradizionale commedia in vernacolo sammarinese proposta dalla compagnia “Piccolo Teatro Arnaldo Martelli”.
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