Lo sciopero generale indetto dal sindacato indipendentista, ha creato il caos; con blocchi a macchia di leopardo sulle arterie regionali. I manifestanti chiedevano la liberazione dei “detenuti politici” e lo stop di quella che è stata definita la “repressione” di Madrid. Interrotte, nel pomeriggio, anche l'autostrada - al confine con la Francia – e la linea dell'alta velocità. Nel frattempo, come prevedibile, è stata dichiarata “nulla”, la dichiarazione di indipendenza del 27 ottobre scorso; mentre, da Bruxelles, prosegue la particolare battaglia di Carles Puigdemont, che ieri si era unito alla manifestazione dei 200 sindaci indipendentisti. Una situazione che sta mettendo a rischio le buone relazioni del Belgio con la Spagna, tanto che oggi il Premier Michel ha dichiarato che Puigdemont dovrà rispondere delle proprie azioni senza privilegi. Quanto alla domanda d'asilo, il Primo Ministro belga ha ribadito che “non è un affare che riguarda il Governo”. Tutto ciò mentre arriva la notizia del ricorso, alla Corte europea dei diritti dell'uomo, presentato – tra gli altri – proprio dal Presidente deposto della Catalogna. Nel mirino la decisione della Corte Costituzionale spagnola di sospendere la seduta del Parlament in cui si supponeva sarebbe stata dichiarata l'indipendenza. Un dato è certo: nonostante la fuga in Belgio, per evitare l'arresto, il Presidente deposto della Catalogna sembra godere ancora di un certo consenso nella Generalitat, e punta ad avere un ruolo di primo piano nelle elezioni convocate per il 21 dicembre. Il suo progetto di una lista unica indipendentista, tuttavia, non si realizzerà: i 3 principali partiti favorevoli ad una secessione, infatti, non hanno raggiunto un accordo. Buona notizia per Rajoy, che ha affermato di aspettarsi, da questa tornata elettorale, un ritorno alla normalità.
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