Roberto Ciavatta ed Emanuele Santi sono stati assolti per "non aver commesso il fatto" nel procedimento che li vedeva imputati nella vicenda legata a Cassa di Risparmio. Non vi fu alcun blitz! Emanuele e Roberto suonarono al citofono, come clienti qualsiasi. Non vi fu alcuna violenza privata perché, in piena autonomia, Andrea Rosa rinunciò alla tutela legale offerta dall'allora management di Cassa di Risparmio. Non vi fu alcuna istigazione a delinquere, in quanto la figura retorica sull’uso del manganello fu una risposta a chi per primo l’aveva usata, come sostenuto nei giorni seguenti da alcuni consiglieri di RETE. Questo quanto emerso dal processo che ha visto la sua conclusione, con sentenza pienamente assolutoria, emessa in data odierna dal Commissario della Legge Roberto Battaglino. RETE può sorridere, perché finalmente viene ripristinata la verità su quello che le appariva come un “processo politico”, aperto nei confronti di chi portava avanti una battaglia contro gli speculatori che svendevano il Paese nella più totale impunità e che, per tale motivo, andavano fermati, denunciati e processati. Nel maggio 2018, San Marino viveva uno dei momenti più bui della propria storia, mentre qualcuno portava avanti il progetto di svalutazione dello Stato, per impadronirsene a basso costo. RETE si è opposta con ogni mezzo e ha pagato pesantemente la propria azione politica. Da tre anni a questa parte, violenti attacchi quotidiani agli esponenti del Movimento incappati nella vicenda Cassa di Risparmio avevano trasformato un vivace diverbio in cinque capi d’accusa per ingiurie, offese, violenza privata e istigazione a delinquere. Dalle parti politiche legate al gruppo Confuorti piovevano richieste di dimissioni per le accuse che oggi vengono dal Tribunale certificate come infondate! Se RETE si fosse fatta da parte, accontentando il vociare dei propri detrattori, il Paese oggi non potrebbe raccontare la storia del tentativo di appropriazione delle Istituzioni sammarinesi da parte di personaggi privi di scrupoli. Poco sorprendentemente, fu Alberto Buriani a rendere rapido e letale un procedimento contro i membri del movimento politico che più sembrava minacciare il potere di Guidi, Grandoni e Confuorti; persone con alcune delle quali, a quanto si legge dagli atti della commissione di inchiesta su Banca Cis, il Giudice condivideva viaggi per aria, per mare e per terra. Si aggiungano le maldicenze e le calunnie dei giornali a pagamento, le cui invenzioni oggi vanno a stridere con la sentenza di assoluzione. Cosa peraltro già accaduta a Elena Tonnini, anch'ella coinvolta in una vicenda analoga dalla quale aveva ricavato la totale assoluzione. Elena, Roberto ed Emanuele hanno pagato un prezzo altissimo in termini politici e personali: un prezzo che nessuno potrà mai risarcire. Oggi il Movimento RETE, tutto, si stringe a loro con affetto, vivo e forte più che mai, nella consapevolezza che gli anni di battaglie per la verità, per l'onestà, per la giustizia daranno risultati apprezzabili anche nell'azione di governo che RETE porta avanti con lo stesso cuore. Con la stessa passione. Con la stessa integrità.
c.s. Movimento RETE