A San Marino, nel contesto del convegno internazionale organizzato dal Cemec (Centro Europeo Medicina delle catastrofi), i familiari delle vittime del Covid19 di Bergamo e della Lombardia riuniti nell’Associazione #Sereniesempreuniti e i loro legali con i consulenti hanno fatto un salto indietro di quasi 3 anni illustrando quali siano, ancora, le ombre sulla pandemia ed evidenziando le responsabilità della gestione, soprattutto, della prima fase. Il convegno dal titolo “Nuovi orizzonti giurisprudenziali, responsabilità organizzative e politiche vaccinali: nuove interpretazioni o vecchie regole dimenticate?” si è svolto presso l’Ospedale di Stato sabato 12 novembre. A moderare gli interventi il dottor Emilio Chiodo, del Comitato scientifico del Cemec. Hanno aperto la mattinata il Segretario di Stato alla Sanità Roberto Ciavatta e il Coordinatore dei Capitani di Castello Roberto Ercolani. I numeri dei decessi, con l'esplosione dei casi tra fine febbraio e inizio marzo 2020, sono stati sviscerati dall’ingegnere Livio Moricca, che riprendendo i dati Istat - ha illustrato la disomogeneità di quanto accaduto in Italia evidenziando il grosso impatto in Lombardia. A tornare indietro a quelle settimane tragiche il dottor Giuseppe Marzulli, ex direttore medico dell’ospedale di Alzano Lombardo, in bassa Valle Seriana alle porte di Bergamo, salito alla ribalta delle cronache per essere l’ospedale dove vennero accertati i primi casi della provincia il 23 febbraio 2020. Il focus del dottor Marzulli è stato sulla mancata zona rossa che non venne tempestivamente istituita tra Alzano Lombardo e Nembro, come previsto dal Decreto Legge del 23 febbraio 2020. Ciò portò a registrare tra i 2000 e 4000 morti in più come stabilito dalla perizia del consulente della Procura di Bergamo, il dottor Andrea Crisanti. Lo snodo della mancata zona rossa è al centro della maxi inchiesta della Procura di Bergamo che dovrebbe chiudersi entro la fine dell’anno. Sull’impreparazione oggettiva dell’Italia ha portato l’attenzione il Generale Pierpaolo Lunelli che ha sviscerato il regolamento Sanitario internazionale del 2005 che prevedeva investimenti per oltre 5 miliardi (dal 2007 al 2012) da parte dell’Italia per la preparazione e la risposta ad emergenze sanitarie e che non è mai stati ratificato. Tra i mancati adempimenti che rendono corresponsabili il Ministero della Salute e le Ragioni, la mancata tempestiva attuazione del piano pandemico nazionale, come illustrato da Consuelo Locati, avvocato del team legale che ha intrapreso la causa civile a Roma. Le ha fatto eco il collega Luca Berni che ha parlato di comunicazione e della mancata trasparenza che ha contraddistinto tutti gli enti che hanno gestito la pandemia. A chiudere la mattinata Stefania Tassone, Giudice Presidente della 4°Sezione del Civile Tribunale di Torino, che ha spiegato come il giudizio del tribunale penale sia diverso da quello civile e come serva dimostrare il nesso causale tra omissioni e conseguenze dannose per ottenere i risarcimenti richiesti. Gratitudine per l’interessamento da parte di uno Stato estero è stata espressa da Cassandra Locati, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime del Covid19 #Sereniesempreuniti, alcuni dei quali presenti durante il convegno.
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