Non credo sia inutile il ricordo dei santi. In questi giorni, nella Chiesa di San Francesco in città, abbiamo portato le reliquie di Padre Pio, per la venerazione dei fedeli. E molti sono stati coloro che hanno voluto riconoscere in questo santo un intercessore e anche un modello. Egli ha sempre detto la verità, con fermezza, e con profonda misericordia. Ricordo gli incontri con coloro che l’hanno conosciuto, i racconti straordinari di una vicinanza a Gesù che apriva la mente a un giudizio più autentico sulla realtà, e i suggerimenti a coloro che dovevano formare una famiglia con la chiarezza del compito che li aspettava. E sempre, con una apertura alla speranza. Questo, e ancora di più, era Padre Pio. Così mi è capitato di ascoltare questo racconto della sua vita, e di averlo trovato finalmente scritto. E non posso che lasciarlo a chi vorrà leggerlo, per imparare riguardo al rispetto della vita. Questo l’episodio: «Una signora si era recata a S. Giovanni Rotondo per confessarsi dal santo cappuccino stigmatizzato, Padre Pio da Pietrelcina. Questa signora era interiormente straziata da un rimorso crudele: si era procurato l’aborto, uccidendo il bambino nel suo grembo. Tremante e con dolore si accusò in confessione a P. Pio. A questa accusa il volto di P. Pio si coprì di una tristezza mortale, e il santo frate volle svelare in modo insolito e prodigioso l’enormità della scelleratezza compiuta con quell’aborto. P. Pio disse alla signora: - Chiudi gli occhi e dimmi che cosa vedi. La signora obbedì, chiuse gli occhi, e disse: - Vedo un’immensa piazza con tanta gente. In mezzo a quella gente vedo un corteo che si avanza solenne. Vedo in quel corteo molti sacerdoti, vescovi e cardinali; tutti precedono un Papa, che è portato sul trono. Si, vedo proprio un Papa sul trono e la gran folla osannante a questo Papa molto bello... Ma che significa tutto questo?... - Il bambino che hai ucciso nel tuo seno - le disse Padre Pio - nei disegni di Dio doveva diventare quel Papa! La povera signora diede un grido e svenne accanto al confessionale.» Ogni vita ha un valore infinito e ciascuno ha un compito cui solo lui può dare compimento. E come per la tragedia dell’olocausto milioni di esseri umani (e tra questi personalità dal valore incommensurabile, sia artistico come scientifico come filosofico…) sono stati strappati al mondo lasciandolo molto più povero (anche più tragicamente umiliato) tanto che la cosiddetta scienza che i vari Mengele e luminari della medicina e della psichiatria non potrà mai ritenersi compiutamente realizzata, così ogni aborto, per quanto affermato come diritto (o come tragica necessità) ci lascerà sempre più feriti e privati del bene di quella vita e delle prospettive che avrebbe potuto generare. E non saranno i sorrisi di compatimento o i ghigni per le volgari vignette che ci potranno fermare. La speranza è, per sua natura, inarrestabile.
Don Gabriele Mangiarotti