Da settimane L'Istituto Spallanzani di Roma ha promosso il vaccino Sputnik attraverso una attenta analisi delle informazioni russe. Nel documento, pubblicato sulla rivista scientifica ‘The Lancet’, si legge che “i dati disponibili depongono per un ottimo profilo di sicurezza a breve termine – e che – in termini di protezione dalla malattia sintomatica (superiore al 90%) e dalla malattia grave (100%) sono paragonabili ai due vaccini più efficaci attualmente disponibili e si sono dimostrati omogenei in tutte le fasce d’età” e si chiede di approvare a pieno titolo il farmaco ai due organismi autorizzativi europei ed italiani. Vista la scelta, da parte del nostro Paese di registrare e utilizzare il vaccino russo contro il Covid, crediamo possa essere opportuno sondare la possibilità di integrare lo studio dello Spallanzani con i dati della nostra campagna vaccinale. Questo per avvalorare ancor più l’analisi dell’istituto medico con un caso concreto, il nostro, quello della Repubblica di San Marino che utilizza lo Sputnik per la propria campagna vaccinale. Questi dati servirebbero per estrapolare delle stime sull’efficacia dei vaccini nel ridurre il tasso di infezioni tra chi riceve le iniezioni, o sulla capacità di ridurre le ospedalizzazioni e le forme gravi della malattia ma soprattutto per capire gli effetti indiretti che la vaccinazione puó avere sulla popolazione, proteggendo le persone non vaccinate. Rimane da capire se negli accordi di fornitura disciplinati anche grazie ad una intesa con il Russian Direct Investment Fund (Rdif, fondo sovrano russo) ci sia la possibilità di mettere a disposizione i nostri dati. Se ció fosse possibile arriveremmo ad una proficua collaborazione fra la scienza ed il nostro Paese che potrebbe portare benefici in termini di consapevolezza, collaborazione e di immagine.
c.s. Libera