Il documento della Centrale Sindacale Unitaria (CSU), Un patto sociale per il futuro di San Marino, enuncia, al suo inizio, la strategia o metodo da adottare e dice: E’ necessario un forte impegno comune di tutti, superando gli interessi di parte, per favorire quelli generali. Esprime con forza i due obiettivi strategici e precisamente: rilanciare e sviluppare San Marino. Elenca poi i valori da sostenere e precisamente: condividere gli obiettivi economici e sociali, rilanciare il confronto democratico e la concertazione, realizzare la certezza del diritto, l’equità e la sostenibilità, risanare il bilancio pubblico e rilanciare il settore bancario. Questi presupposti dovrebbero favorire il rinnovo dei contratti, nel senso di mantenere le condizioni affinché la domanda interna sia sostenuta e nello stesso tempo sia garantito il benessere o welfare collettivo. Livello di progettualità politica Questo documento sindacale, accanto alle tesine congressuali della Democrazia Cristiana, le tesi congressuali di Libera e il programma di governo sono le fonti pubbliche principali dell’attuale elaborazione politica a San Marino. Lo studio comparato potrebbe essere significativo per capire quale è il livello di progettualità politica attualmente sviluppata in Repubblica e se questo insieme di idee e di azioni sono adeguate a fronteggiare le problematiche di cui soffre il paese e di conseguenza sono afflitti i suoi cittadini. Lo scopo di questo articolo, non è quello di verificare nel dettaglio i contenuti politici e le possibili scelte tra le soluzioni, aspetti molto importanti, di cui se ne dovrebbe diffusamente parlare e discutere. Lo scopo è di soffermarsi sulla strategia e sulle regole della cooperazione. Questo per applicare l’aforisma: i mezzi giustificano i fini. Regole della cooperazione Dalla cultura evolutiva darviniana apprendiamo che nel tempo sopravvive l’organismo più adatto. Dalla teoria dei giochi, elaborata dall’economista, che nel 1994 ha ricevuto il Nobel, John Nash, deduciamo che la cooperazione è un fattore dell’evoluzione e nello stesso tempo è un fenomeno con maggiore potenza rispetto alla competizione. I risultati sono più efficaci, sostenibili e giusti, quando le istituzioni applicano le strategie della cooperazione. Infatti i contenuti della non cooperazione, in primis, sono l’agire per se stessi e in parallelo l’abusare del lavoro degli altri. Abbiamo visto nella storia degli ultimi decenni di San Marino che le elitè politiche di tipo estrattivo, hanno preferito difendere i propri interessi, estrarre risorse dalla comunità e mettere in crisi l’intero sistema statuale. La pubblica opinione ne ha preso consapevolezza dal processo, definito “conto Mazzini, dall’Affare Titoli e dalla questione Tavolucci.” La stampa aveva dato a suo tempo le notizie, aveva segnalato i fatti, ma solo la recente relazione della Commissione d’Inchiesta CIS, ha cominciato a portare alla luce la verità. Cioè ha iniziato a narrare i fatti nascosti, li ha messi in relazione tra loro, ha fornito un parziale quadro della realtà e ha dato pubblicità a tutto ciò. Non ha operato solo un’indagine, cioè un’analisi sistematica e più approfondita, ma ha svolto un’azione di monitoraggio, cioè ha cercato di capire gli effetti perversi e negativi che alcune decisioni hanno prodotto e di cui ora ne paghiamo le conseguenze. Le regole della cooperazione pongono l’attenzione ai comportamenti e alle preferenze che i soggetti dell’arena politica assumono. La loro analisi ci dice se questi soggetti operano concretamente all’interno dei criteri della cooperazione o invece agiscono sulla spinta della competizione. Sono competitive le preferenze verso gli interessi personali, gli interessi di gruppo e nell’ambito partitico, rispetto ai criteri di universalità, di tutela dei beni comuni e degli interessi generali, quali il lavoro, la salute, il territorio, la sostenibilità, il benessere fisico, economico e sociale. Sono cooperative le scelte politiche legate ai valori, come l’equità, la giustizia, l’imparzialità. Sulla stessa direzione sono le scelte Keneysiane dell’intervento dello Stato nell’economia per garantire ciò che la forza invisibile ed automatica del mercato non riesce a tutelare. Quindi c’è la necessità di avere come paese un piano di politiche economiche, ben trasparenti che ci dicano quale sia il fine, cioè il modello di sviluppo per San Marino, con quali mezzi, cioè quali sono gli interventi di politica economica per realizzarlo. Questo processo di azione politica non è ancora trasparente in Repubblica. Perché accade ciò? Le regole della cooperazione tengono conto delle preferenze, di quelle scelte che privilegiano l’uguaglianza, rispetto alle disuguaglianze, la reciprocità, cioè l’agire per il bene comune, la verifica di ciò che concretamente viene fatto, ma anche l’analisi di ciò che si poteva fare e non è stato fatto. Perché questi vuoti? Reciprocità significa adottare la razionalità del noi, rispetto all’atteggiamento narcisistico dell’io. Razionalità del noi che è legato al senso di appartenenza alla comunità, alla consapevolezza di avere come sammarinesi un comune destino, in attesa che in politica estera si ricompongano gli ombrelli protettivi con l’Italia e la Comunità Europa, per porre freno agli errori del passato con una miope concezione della sovranità e dell’autonomia statuale. Razionalità del noi che significa curare le relazioni esterne ed interne per definire la massa critica al fine di giungere a risultati accettabili e sostenibili durante questa fase di profonda e terribile crisi. La questione del metodo La proposta del patto sociale delle forze sindacali è il metodo, cioè la strategia per cominciare a comporre i mezzi che devono formare l’algoritmo delle decisioni per la crescita e lo sviluppo del paese. Nell’emergenza la massa critica non può essere vista solo nella forza dei 44 consiglieri e delle 4 forze politiche che compongono la maggioranza. Massa critica richiede la partecipazione più ampia delle varie componenti della comunità, mantenendo ognuna le proprie autonomie e specificità. La volontà di partecipazione si è sentita forte negli interventi al congresso della Democrazia Cristiana. Un forte monito si è ascoltato nell’intervento di Marcella Michelotti quando ha chiesto “un comune comportamento tra l’indirizzo politico e valoriale del Partito e le azioni dei nostri Segretari di Stato.” Lo stesso spirito di partecipazione ha pervaso il recente congresso fondativo di Libera, che punta alla riconquista della fiducia e della forza nell’azione congiunta con la base e la comunità. Il protrarsi dell’emergenza COVID, a mio parere ha rafforzato nei sammarinesi, il senso di appartenenza alla comunità, si può dire che è più marcato il sentimento di sentirsi tutti sulla stessa barca. Quindi è strategico dare una soluzione alla questione di metodo, di sistema di condivisione dei mezzi, di scelte e azioni politiche, economiche e sociali, per i fini comuni. Dall’esterno dei centri di potere, ci appare urgente l’esigenza di un maggiore coordinamento in seno alla maggioranza, inteso come superamento dello status di 10 orticelli, con l’avvio quindi di un più efficace metodo di confronto nel paese. Attendiamo con fiducia le decisioni
ORIETTA CECCOLI