Comprendiamo l’esigenza del Movimento Rete, palesemente in difficoltà, di distogliere l’attenzione dai temi contingenti legati alla relazione della commissione d’inchiesta di Banca Cis, dove emergono gravi fatti diventati ora semplici opinioni per Rete e dove sono si sono evidenziate chiaramente le responsabilità politiche di alcuni esponenti istituzionali, e non solo, che hanno prestato il fianco ad interessi particolari generando immani danni a tutto il Paese. È chiaro a tutti, ad esempio, come gli esponenti di Libera, per la prima volta nella storia, grazie all’azione intrapresa nella seconda parte di legislatura, abbiano finalmente garantito politicamente un percorso di ispezione in Banca Cis che per vent’anni noni era stato possibile intraprendere per via di defenestrazioni di vertici di vigilanza, pressioni politiche o fascicoli e indagini giudiziarie che partivano ad hoc o che venivano lasciate nel cassetto. È grazie all’azione degli attuali vertici di Banca Centrale, sostenuti e difesi anche istituzionalmente da Libera, e dei nostri membri nel Consiglio Direttivo di BCSM, se Moretti e Mazzeo sono stati allontanati e si è avviato un percorso di cambiamento nell’ambito del Cis. Per non parlare della legge sulle risoluzioni bancarie che, nel 2019 ha permesso finalmente di far pagare per primi i responsabili del dissesto bancario. Speriamo che le azioni che sono state avviate, in particolare quelle legate a Banca Cis quindi verso i suoi amministratori, esponenti aziendali e verso gli organi di controllo non vengano bloccate dal Governo guidato da Rete che ha già messo le mani avanti con il decreto 107/20 tipicizzando il concetto del “taralucci e vino” e consentendo clamorosamente le transazioni per coloro che sono soggetti ad azioni di responsabilità. Nonostante Rete voglia creare confusione nella cittadinanza, invitiamo il Movimento di Roberto Ciavatta a chiarire al meglio la sua posizione assai incoerente su altre questioni correlate a questa scivolosa questione. Come mai non sono state chieste le dimissioni o, perlomeno, esplicitata una presa di distanza dai cosiddetti “Ribelli grandoniani” che tra patti parasociali e scritture private hanno agevolato un connubio affaristico-politico preoccupante e davvero sconveniente per il Paese? Ricordiamo che tra i “Ribelli grandoniani”, citati nella relazione, figura anche un autorevole esponente della maggioranza di cui fa parte Rete. Come mai nell’ordine del giorno di maggioranza non viene censurato Gabriele Gatti, che, a quanto sostiene Ciavatta, incontra ancora oggi nelle sedi istituzionali un Segretario di Stato, che è il politico che più di tutti ha creato le condizioni per allontanare Papi, Caringi e Bossone nel 2010 pur di non far proseguire l’ispezione nella Banca di Grandoni? Attendiamo risposte, fiduciosi”.
Libera