In Siria si sta consumando l’ennesima tragedia. Una tragedia che coinvolge l’Europa che non può rimanere insensibile di fronte al dramma umanitario che si consuma prima di tutto sul territorio siriano nello scontro ormai dichiarato, fra l’esercito di Assad e quello turco di Erdogan. La contesa dell’area di Idlib si è ormai trasformata in guerra aperta fra i due eserciti, uno dei quali, quello siriano è sostenuto dall’aviazione russa. La guerra in atto riversa gran parte della violenza sui civili, e dai bombardamenti non sono state risparmiate le scuole. Intanto i profughi rifugiatisi in Turchia per salvare la vita dei loro figli, hanno ottenuto il via libera di Ankara per continuare il loro viaggio verso l’Europa. Una decisione che il presidente turco Erdogan ha adottato come arma di pressione verso l’occidente che non sarebbe intervenuto in sua difesa a Iblid. I profughi in cammino verso l’Europa vengono però respinti al confine con la Bulgaria e con la Grecia, generando ulteriore dramma. Le immagini dell’isola greca di confine in cui le famiglie di profughi vengono insultate, i bambini sono in balia delle onde, gruppi di fascisti pestano i volontari delle Ong e i giornalisti intenti a testimoniare quelle scene di follia umanitaria, lacerano ogni residuo di umanità che anche in questi tempi bui dovrebbe rimanere nel cuore di ognuno di noi. Assistere inermi alla scena dell’attacco di vera e propria pirateria ad un precario gommone carico di profughi fa rabbrividire poiché l’umanità scompare, i diritti dell’uomo protetti dalla Dichiarazione del 1948 scompaiono, si annichilisce ogni residuo principio del diritto che governa la navigazione. Come si è arrivati a tutto questo? Quali scenari si configurano se si consente che tutto questo possa accadere in una regione di confine della ‘democratica’ Europa? Cosa può e deve fare la comunità internazionale, l’Unione Europea, il Consiglio d’Europa? C’è chi sostiene che a Lesbo l’Europa stia definitivamente morendo e noi, la nostra civiltà, con essa. Non possiamo rimanere insensibili, dobbiamo pretendere che si mettano immediatamente in campo azioni efficaci. In tutte le sedi la Repubblica di San Marino deve esprimersi affinché ci si attivi per fermare la guerra in Siria e per affrontare il problema dei profughi, sia sul confine fra Grecia e Turchia, ma anche di quelli che stanno fuggendo da Idlib. San Marino offra e inviti gli altri Paesi ad offrire assistenza e disponibilità, affinché possano essere arginati, almeno in parte questi fenomeni. Libera si farà promotrice di un’azione politica tesa a questo obiettivo augurandosi di trovare la condivisione di tutte le forze politiche per affrontare questa grave emergenza umanitaria.
c.s. coordinamento di Libera