I presunti mancati pagamenti dei pedaggi autostradali stanno diventando un vero e proprio ginepraio e tantissimi sammarinesi sono in attesa, da anni, di soluzioni che non arrivano. Parrebbe quasi che qualcuno speri che lasciando il problema sotto al tappeto, esso si risolva da sé. Non pensiamo sia questo il caso.
Le tre Assoconsumatori, UCS, Asdico, Sportello Consumatori, che da anni seguono i sammarinesi che hanno ricevuto richieste di pagamenti da parte della società di recupero credti Nivi, incaricata da Autostrade di riscuotere i presunti mancati pedaggi, hanno di nuovo incontrato il Segretario per gli Affari Esteri.
Durante l’incontro sono stati trattati vari temi, tutti incentrati sul fatto che le richieste di pagamento, spesso prive di elementi probatori oggettivi, non sono mai corredate del rapporto di mancato pagamento, che per regolamento della società Autostrade deve essere emesso ad ogni mancato pagamento del pedaggio. Per non menzionare il fatto che in tale circostanza non si sarebbe potuta alzare la sbarra. Quindi come ha fatto l’automobilista a transitare senza avere sfondato la sbarra? La lista potrebbe continuare ma, forse, la cosa più grave è il fatto che Società Autostrade non comunica mai il presunto mancato pagamento al cliente (Telepass ha i dati anagrafici) preferendo affidare ad una società di recupero crediti questo ‘compito’, società che aggrava il pedaggio considerando il tragitto dall’inizio della tratta e aggiungendo ulteriori costi che possono portare un presunto mancato pagamento di appena cinque euro a sfiorare gli ottanta, cento euro.
Sta di fatto che lettere che intimano il pagamento di importi molto elevati se paragonati all’importo del presunto mancato pagamento del pedaggio, continuano ad arrivare.
Nei fatti il consiglio delle Assoconsumatori sin qui è stato quello di pagare direttamente a Società Autostrade l’eventuale mancato pagamento, a fronte di elementi oggettivi.
Rimane urgente fare chiarezza sul perché di questa situazione e fare cessare un comportamento che riteniamo scorretto, anche in virtù di situazioni riscontrate dove vi sono elementi probatori dell’impossibilità che la persona possa avere transitato nel giorno indicato nella missiva. È il caso di una sammarinese che proprio quel giorno si trovava purtroppo in ospedale al capezzale della madre morente. Altri in cui l’utente ha per scrupolo conservato il biglietto perché c’era sciopero e la lista continua.
Occorre insomma far luce su tutta la questione considerato anche che gran parte delle persone che riceve queste ingiunzioni non ha nemmeno il telepass o che chi ha il telepass si chiede perché, nel qual caso l’addebito non sia stato immediato, avendo Autostrade SpA tutti i riferimenti bancari, non abbia provveduto a comunicare il mancato pagamento al cliente di lì a breve senza tutti i costi aggiuntivi derivanti dall’affidamento alla società di recupero crediti.
Rimane infine un’altra questione assai importante; a che titolo arrivano le lettere qui in Repubblica? Da chi sono stati forniti gli indirizzi di chi non ha il telepass? Sarebbe gravissimo che gli elenchi fossero usciti, anni fa, da un Dipartimento o da una Segreteria di Stato.
Attendiamo risposte e confidiamo che dal recente incontro con la Segreteria per gli Esteri che si è impegnata a fare tutte le verifiche del caso, arrivi finalmente una soluzione.
Comunicato stampa
UCS, Asdico, Sportello Consumatori