Una cartella esattoriale per oltre 3 milioni di euro inviata a un macellaio 45enne di Morciano di Romagna, nel Riminese. Non si tratta di un errore dell'ente per la riscossione dei tributi, bensì una sorta di 'pena accessoria' in via amministrativa per aver fatto da prestanome ad una società che commerciava carni e che grazie a fatture false con San Marino ha evaso Iva per milioni di euro. Il macellaio e la mamma 75enne sono tra i 23 imputati del maxi processo, rinviato per l'ennesima volta questa mattina davanti al Tribunale collegiale di Rimini, per un'associazione per delinquere finalizzata alla truffa dell'Iva. Le note triangolazioni o società cartiere grazie che grazie alle fatturazione fasulle sammarinesi gonfiano le spese, maggiorano le detrazioni e abbattono il costo dell'Iva, arrivando a piazzare sul mercato merce a prezzi scontati. Nel caso specifico di stratta di carni e milioni di euro evasi. I capi di quest'organizzazione, 5 persone secondo la Procura di Rimini che iniziò le indagini nel 2005, si servivano di prestanomi o 'teste di legno' che a fronte di pochi spiccioli si accollavano le responsabilità davanti alla legge e di uno studio commercialista compiacente di Cattolica. E' questo il caso del macellaio di Morciano, che per 500 euro in più di stipendio si era fatto nominare amministratore di una delle società del gruppo. La mamma invece lavorava come segretaria ed è accusata di riciclaggio perché di fatto era lei che spesso si recava in banca a San Marino a scontare le fatture. Ma se da un punto di vista penale per il macellaio le cose si mettono bene perché il processo iniziato nel 2006 si prescriverà a breve, per chi non è stato riconosciuto tra i promotori dell'associazione per delinquere, da un punto di vista fiscale il conto sarà da pagare. "Il reato penale è prescritto - precisa l'avvocato difensore Marco Lunedei - ma non c'è stato fino ad oggi la possibilità di ascoltare in Aula i veri beneficiari dell'organizzazione, gli imprenditori che hanno evaso milioni di euro. In quel caso sarebbe stato possibile scagionare il mio cliente e far presente ad Equitalia che le sanzioni vanno comminate a chi ha intascato milioni di euro". Il processo è stato rinviato al 25 febbraio 2015, a 9 anni dalla prima udienza.
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