Per la costituzione di una vera e propria associazione a delinquere non ci fu tempo, per via degli arresti e del successivo commissariamento della banca di Forlì. L'avvio nel 2008 dell'operazione denominata Re Nero, un caso giudiziario di peso nei rapporti tra Italia e San Marino, impedì la circolarità dei trasferimenti di denaro tra Asset e BCR e la strutturazione del gruppo in associazione a delinquere.
Nelle motivazioni della sentenza, i giudici della Corte d'Assise di Forlì presieduta da Massimo de Paoli, che lo scorso aprile condannarono gli ex vertici di Asset Banca Stefano Ercolani e Barbara Tabarrini a 8 anni e 10 mesi, spiegano il venir meno di uno dei capi d'imputazione più pesanti. 644 pagine che evidenziano la responsabilità dell'istituto, la strumentalità di BCR nella raccolta abusiva di Asset e l'esistenza di un sodalizio criminale transnazionale in cui spiccava il ruolo di Stefano Ercolani: una organizzazione seppur minima del gruppo, con posizioni in primo piano, come quella di Barbara Tabarrini – definita fedele esecutrice della volontà di Ercolani e di Stefano Venturini (il commercialista sammarinese è stato poi assolto), ed altre più defilate ma comunque partecipi e pronte ad intervenire per procacciare clienti e dare consigli. La strumentalità della banca forlivese nelle operazioni di raccolta abusiva di Asset in territorio italiano emergono, con evidenza, nel caso di riciclaggio per il quale sono stati condannati Ercolani e Tabarrini, i 200 mila euro di Gianfranco Cappelli, legale rappresentante di Turbozeta srl raccolti e portati in Asset Banca da Tristano Zannelli, socio del Bcrr e ritenuto il 'portavoce di Ercolani' nel gruppo criminale: fu proprio lui che definì 'pere' i soldi che vennero versati a San Marino. E che sono costati la pesante condanna in primo grado ai due ex vertici Asset.
Nelle motivazioni della sentenza, i giudici della Corte d'Assise di Forlì presieduta da Massimo de Paoli, che lo scorso aprile condannarono gli ex vertici di Asset Banca Stefano Ercolani e Barbara Tabarrini a 8 anni e 10 mesi, spiegano il venir meno di uno dei capi d'imputazione più pesanti. 644 pagine che evidenziano la responsabilità dell'istituto, la strumentalità di BCR nella raccolta abusiva di Asset e l'esistenza di un sodalizio criminale transnazionale in cui spiccava il ruolo di Stefano Ercolani: una organizzazione seppur minima del gruppo, con posizioni in primo piano, come quella di Barbara Tabarrini – definita fedele esecutrice della volontà di Ercolani e di Stefano Venturini (il commercialista sammarinese è stato poi assolto), ed altre più defilate ma comunque partecipi e pronte ad intervenire per procacciare clienti e dare consigli. La strumentalità della banca forlivese nelle operazioni di raccolta abusiva di Asset in territorio italiano emergono, con evidenza, nel caso di riciclaggio per il quale sono stati condannati Ercolani e Tabarrini, i 200 mila euro di Gianfranco Cappelli, legale rappresentante di Turbozeta srl raccolti e portati in Asset Banca da Tristano Zannelli, socio del Bcrr e ritenuto il 'portavoce di Ercolani' nel gruppo criminale: fu proprio lui che definì 'pere' i soldi che vennero versati a San Marino. E che sono costati la pesante condanna in primo grado ai due ex vertici Asset.
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