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Processo d'appello a Gabriele Gatti: la difesa punta ad assoluzione nel merito e revoca della confisca

La pf ha chiesto l'estinzione del reato per l'ex leader politico. Anche la difesa di Clelio Galassi, già assolto in primo grado, chiede la revoca della confisca

di Luca Salvatori
15 ott 2024

Processo d'appello, in tribunale, per Gabriele Gatti, ex Segretario agli Esteri e a lungo leader politico in Repubblica e per Clelio Galassi, anch'egli figura di primo piano in diversi Governi.

Sul fatto che il reato di autoriciclaggio, per cui Gabriele Gatti è stato condannato in primo grado, con pena sospesa, a due anni e cinque mesi di prigionia, sia prescritto ed estinto, come ha anche richiesto la Procura del Fisco, sussistono pochi dubbi. La sua difesa, sostenuta dagli avvocati Filippo Cocco e Paride Bugli, punta però all'assoluzione nel merito “perchè il fatto non sussiste”, nel processo d'appello e alla revoca della confisca, decisa in primo grado, di 867 mila euro. Chiesto inoltre, in ogni caso, il dissequestro, in via immediata, delle somme eccedenti tale importo, tuttora trattenute su disposizione dell'autorità giudiziaria.

La difesa di Clelio Galassi, che in primo grado era stato assolto dall'accusa di autoriciclaggio, chiede invece la revoca della confisca dei 653mila euro che era stata decisa sulla base della asserita provenienza illecita del denaro. La Procura del Fisco ha chiesto la dichiarazione dell'estinzione del reato per Gabriele Gatti ed ha eccepito l'inammissibilità del ricorso in appello per Clelio Galassi, pur sostenendo la conferma delle confische per entrambi. La parte civile, Eccellentissima Camera, rappresentata dall'Avvocatura dello Stato, ha chiesto invece la conferma delle statuizioni previste dalla sentenza di primo grado e – come la Procura del Fisco - l'inammissibilità del ricorso in Appello per Galassi.

Il Giudice Renato Giuseppe Bricchetti si è riservato di decidere, così come nel caso dei due figli - e quindi eredi - dello storico manager della Calcestruzzi, Lorenzo Panzavolta, condannato in Italia per tangentopoli e concorso esterno in associazione mafiosa e patron, a suo tempo, a San Marino, del cementificio Icas. Leonardo e Raffaella Panzavolta furono entrambi assolti dall'accusa di riciclaggio dei soldi del padre ma ora chiedono anche la revoca della confisca di quasi 8 milioni e 800mila euro, che venne comunque disposta dal giudice di primo grado, ritenendo di provenienza illecita la provvista depositata da Lorenzo Panzavolta in conti bancari sammarinesi.





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