Erano pendolari del furto. Colpivano in Toscana, Marche ed Umbria e poi tornavano a Rimini, dove risiedevano. Dall'unico passo falso compiuto sono partite le indagini: il 12 settembre, giorno in cui è stato svaligiato un laboratorio orafo di via Montefeltro, praticamente due passi da casa da uno del gruppo. 50 mila euro il bottino, in linea con i colpi che facevano in giro per l'Italia. La squadra mobile ha stretto in cerchio attorno alla banda di serbo-bosniaci, tutti con precedenti specifici, grazie a testimonianze ed intercettazioni. Si muovevano in maniera metodica: il giorno prima sopralluogo, poi a Rimini rubavano un auto ed un furgone che utilizzavano per gli spostamenti. Nel capoluogo romagnolo tornavano però con un mezzo pulito. Decine le spaccate messe a segno tra Toscana, Marche e Umbria. Questa mattina è stato arrestato l'unico italiano del gruppo, un pugliese con obbligo di firma residente a Rimini, mentre altri tre componenti erano già in carcere perché colti in flagrante mentre stavano rubando in una ditta di vestiario in provincia di Ancona. La moglie di uno di loro è indagata per ricettazione: era lei a smistare la merce rubata. Nella sua abitazione sono stati trovati capi di abbigliamento rubati per 30mila euro: materiale che avrebbe raggiunto l'altra merce già assorbita dsll'ampia piazza del riminese.
Nel video l'intervista a Nicola Vitale, dirigente della squadra mobile di Rimini.
Sara Bucci
Nel video l'intervista a Nicola Vitale, dirigente della squadra mobile di Rimini.
Sara Bucci
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