6 milioni e 900.000 euro. Somma di tutto rispetto quella che avrebbe trasferito in Repubblica l'imprenditore pugliese Vincenzo Olivieri: denaro che – secondo il Magistrato Inquirente – proveniva da reati contro il patrimonio, e fallimentari, ai danni di società di cui era amministratore o socio. Tra le persone sentite, in mattinata, un'esperta tributarista – chiamata dalla Difesa -, secondo la quale, le provviste spostate in Repubblica, non provenivano dal dissesto di società, bensì da disponibilità economiche lecite di Olivieri, tra le quali una grossa eredità. “I depositi – è stato detto – erano inoltre precedenti alla costituzione di queste società”. Il processo è stato aggiornato a data da definirsi. Condannato invece ad 1 anno di prigionia – e 30 giorni di multa, pari a 600 euro -, il 36enne cosentino Damiano Dodaro: contumace, ed assistito da un avvocato d'ufficio. Truffa, il reato contestato, per aver ordinato merce da una ditta sammarinese, offrendo poi in pagamento assegni risultati irregolari, protestati, o con firma non autentica. Concluso – con una sentenza di non doversi procedere, essendo il reato prescritto – il processo nei confronti di Antonino Taglianetti: 36 anni di Eboli. Amministratore unico di una società, era stato nominato custode giudiziale dei beni della stessa: sottoposti a sequestro, a seguito di una causa civile di lavoro. Senonché – dopo qualche tempo – di questi beni si perse ogni traccia. Da qui l'imputazione per il reato di distrazione di oggetti pignorati. Ma, come ha sottolineato lo stesso Procuratore del Fisco, l'ultima volta in cui era stata accertata la presenza dei beni era il dicembre 2010. Inevitabile, dunque, la prescrizione. Sentiti infine alcuni testi, nel processo - nei confronti di 2 sammarinesi - per appropriazione indebita. Secondo l'accusa, dopo aver ricevuto in prova – da una ditta – 2 attrezzature per officina, non le avrebbero restituite né pagate; affermando, al contrario, di non aver mai ritirato la merce.
Riproduzione riservata ©