Il regolamento è una cosa, l’inquadramento lavorativo un’altra. Le categorie economiche escono divise dalla riunione con il Segretario di Stato al lavoro sul tema del frontalierato. Se tutti cioè manifestano condivisione, in linea di principio, sulla necessità di evitare ogni forma discriminatoria, diverse sono le posizioni sul contratto di lavoro. Da un lato l’Osla, che ribadisce la proposta già anticipata: assunzione a tempo indeterminato dopo che il lavoratore frontaliero abbia maturato un’anzianità di servizio con la stessa azienda; dall’altro l’Anis, che ritiene difficilmente percorribile questa strada prima di aver messo mano ad una riforma complessiva del mercato del lavoro. Mancano – spiegano gli industriali – quegli strumenti di flessibilità previsti invece in altri ordinamenti. Per i vertici dell’Organizzazone degli Imprenditori il superamento del tempo determinato rappresenterebbe un interesse non solo per il lavoratore ma anche per lo stesso datore di lavoro. Per l’Assoindustria invece è prematuro parlare di inquadramenti a lungo temine, oggi – spiegano – questo rappresenterebbe una rivoluzione epocale in assenza dei dispositivi necessari a garantire un equilibrio del sistema. Anche sul fronte del regolamento per l’avviamento al lavoro dei frontalieri, le perplessità restano forti. In particolare non convince gli imprenditori la possibilità che le nuove norme possano riguardare solo certe categorie di lavoratori, lasciando fuori le figure professionali dirigenziali o di alta professionalità. Da sciogliere poi ci sono i nodi del part time, delle procedure da adottare per privilegiare i lavoratori residenti, i limiti all’utilizzo di lavoratori forensi, i compiti dell’ufficio del lavoro, la quesione spinosa dei contratti di consulenza e collaborazione o dei distacchi. Insomma una partita che appare ancora tutta da giocare.
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