Nella notte tra l'8 e il 9 dicembre 1987 cominciò la prima Intifada: un'auto palestinese, stipata di pendolari, fu investita da un autocarro israeliano. Quattro lavoratori palestinesi morirono e sette rimasero feriti. Dopo poche ore si diffuse la voce che non si era trattato di una sciagura stradale bensì di una vendetta israeliana per l'uccisione di un rappresentante di commercio di Bat Yam accoltellato a Gaza qualche giorno prima. All'alba del 9 dicembre una pattuglia israeliana nel campo profughi di Jabaliya fu assalita con il lancio di pietre e bottiglie incendiarie. I soldati spararono facendo due morti e 27 feriti: furono le prime vittime della rivolta.
In pochi giorni l'"Intifada", nota anche come "rivolta delle pietre", si allargò dai campi profughi della striscia di Gaza alla Cisgiordania, fino a Gerusalemme est. Neanche gli accordi di Oslo tra Israele e l'Autorità Nazionale Palestinese nel settembre 1993 - che ne sanciscono ufficialmente il termine - riuscirono a fermare del tutto la rivolta.
In pochi giorni l'"Intifada", nota anche come "rivolta delle pietre", si allargò dai campi profughi della striscia di Gaza alla Cisgiordania, fino a Gerusalemme est. Neanche gli accordi di Oslo tra Israele e l'Autorità Nazionale Palestinese nel settembre 1993 - che ne sanciscono ufficialmente il termine - riuscirono a fermare del tutto la rivolta.
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