Mai come stavolta le elezioni europee sono riuscite a coinvolgere il cuore e la testa degli elettori del Vecchio Continente. Un'affluenza record nei principali Paesi - tranne che in Italia - è il dato più eclatante di una tornata elettorale carica di una valenza politica inedita. L'affluenza al voto non solo è stata la più alta negli ultimi venti anni, superiore al 50% nella media europea, ma segna anche un'inversione di tendenza rispetto al costante calo nella partecipazione che andava avanti dal 1979. Un duello tra europeisti e sovranisti nel quale i secondi, seppure in crescita in diversi Paesi, non riescono a sfondare. Le forze tradizionali - popolari e socialisti - perdono terreno e dovranno allargarsi ai liberali per continuare a essere maggioranza. E spunta la sorpresa dei Verdi, protagonisti di un exploit oltre ogni previsione.
Popolari e socialisti perdono la maggioranza che finora ha retto gli equilibri in Europa. Il dato più inatteso è il boom dei Verdi, che sembrano ormai coagulare intorno alla proposta ambientalista - anche sull'onda dell'effetto Greta - il voto del dissenso giovanile e progressista, deluso dai socialisti, che pure segnano buoni risultati in diversi Paesi: in primis Spagna e Olanda. La Germania in questo senso è emblematica: nel Paese che elegge più eurodeputati, gli ecologisti raddoppiano i consensi e sono il secondo partito mentre crolla la Spd e cala la Cdu di Merkel. Sorpresa anche in Francia, dove la lista Europe-Ecologie le Verts è il terzo partito con il 12,8% dei voti. Delude invece la sinistra radicale, che perde seggi rispetto al 2014 e vede anche la sconfitta del suo uomo simbolo, il Alexis Tsipras, che chiede elezioni anticipate in Grecia. I populisti alleati di Salvini in Europa segnano buoni risultati soprattutto in Francia, dove il Rassemblement National di Marine Le Pen è primo con il 23,2%. In Germania l'estrema destra dell'Afd cresce al 10,5% ma non sfonda come i sondaggi lasciavano presagire. Il risultato migliore, tra i sovranisti, lo ottiene alla fine il Brexit Party di Nigel Farage, che ha mantenuto la sua promessa di riportare a Strasburgo "un'orda di eurodeputati euroscettici". Ma se il Regno Unito uscirà dall'Ue il 31 ottobre, neppure loro avranno alcun peso negli equilibri futuri dell'Unione.