Sul fronte diplomatico segnali da Pechino; che ha annunciato una nuova missione in Ucraina, Russia ed Unione Europea. Iniziativa forse velleitaria, tanto è deteriorata la situazione. Caduto nell'oblio il precedente piano cinese di de-escalation; sostanzialmente espunta la parola “pace”. All'odierna plenaria dell'Eurocamera, von der Leyen ha invocato piuttosto un incremento della spesa nel settore Difesa. Sollecitato anche l'utilizzo dei beni russi congelati per acquistare armi da inviare al Paese invaso. Misura finora in stand-by; probabilmente per timore di effetti a cascata sulla propensione ad investire di Paesi extra-UE. Ma in questa fase – con le forze di Kiev in difficoltà, dopo la caduta di Avdiivka - ogni scenario pare possibile, o comunque oggetto di dibattito. Come l'ipotesi, paventata ieri da Macron, di un invio di truppe NATO. Non solo prese di distanze; c'è chi, come il Ministro degli Esteri lituano, ha dichiarato come “il destino dell'Europa” si decida “sul campo di battaglia in Ucraina”. In un simile quadro il possibile innesco di una nuova escalation; in un settore peraltro già estremamente inquieto. Le autorità dell'autoproclamata repubblica separatista della Transnistria hanno invocato oggi l'aiuto del Cremlino, contro quella che hanno definito la “crescente pressione della Moldavia”. A riportarlo la Tass; si è parlato di un escalare delle tensioni a seguito della reintroduzione di dazi, da parte di Chisinau. Che ha bollato come propaganda l'iniziativa. Non così il Ministero degli Esteri russo; la difesa dei residenti della Transnistria – è stato detto – è “una delle priorità”. Il timore è che possa assistersi ad un deja vu di quanto avvenne per le entità del Donbass; a differenza di allora i toni non paiono però ultimativi. Nei giorni scorsi a dire il vero non erano mancati rumors di una possibile richiesta di unificazione, da parte di Tiraspol. In assenza di continuità territoriale una simile prospettiva parrebbe comunque difficilmente sostenibile per Mosca, peraltro già severamente impegnata su altri fronti. Anche se nulla può essere escluso. Fissati a dopodomani, intanto – nella Capitale -, i funerali di Navalny. La moglie ha dichiarato di non sapere se la polizia effettuerà arresti; ospite al Parlamento Europeo ha definito Putin un “mafioso sanguinario”. Quanto a Zelensky era oggi a Tirana, al summit Ucraina-Europa sudorientale, dove ha invitato i leader dei Paesi balcanici a considerare una collaborazione nella produzione bellica. Con il premier albanese Rama la firma di un trattato di cooperazione. Freddo invece il feedback della Serbia: Paese tradizionalmente vicino alla Russia e che già aveva detto “no” alle sanzioni. Belgrado avrebbe sollecitato modifiche alla dichiarazione finale del vertice.