L’ondata di vendite che ha travolto i mercati asiatici si è estesa ieri anche alle Borse europee, inaugurando una delle giornate più difficili degli ultimi anni. Milano ha aperto con un crollo del 6%, Parigi è arretrata del 7%, Londra ha perso il 4%, mentre Francoforte ha registrato un tonfo vicino al 10%.
A innescare il terremoto sono stati i dazi imposti dagli Stati Uniti: dopo l'introduzione di tariffe generalizzate del 10% il 5 aprile, ulteriori aumenti sono attesi nei prossimi giorni. Il presidente Donald Trump ha ribadito l'intenzione di proseguire senza concessioni, definendo le nuove misure "una medicina necessaria" per riequilibrare i rapporti commerciali con il resto del mondo.
Le ricadute sono state immediate. Gli investitori hanno accelerato la fuga dai titoli più esposti alle tensioni globali: in Asia, l’indice Nikkei di Tokyo è sceso del 7%, la Borsa di Hong Kong ha bruciato quasi il 12% e Shanghai ha perso oltre il 7%, anche a causa di precedenti chiusure festive.
Tra i titoli più colpiti figurano i colossi tecnologici come Nintendo e Sony, entrambi con perdite superiori all'8%, e le società automobilistiche come Mitsubishi, crollata di oltre il 10%. Male anche il settore bancario, con HSBC e Standard Chartered che a Hong Kong hanno registrato cali fino al 17%.
Non solo azioni: la crisi ha contagiato anche le materie prime, con petrolio e rame in netto ribasso. Segnale che i mercati già scontano un possibile rallentamento industriale su scala globale.