Ci saranno anche Israele ed il Qatar tra i 192 Paesi che parteciperanno all'Expo 2020 Dubai. La notizia è arrivata dagli organizzatori dell'esposizione che hanno sottolineato di avere invitato tutti, senza eccezioni, in linea con l'impegno di fare di Expo un evento internazionale per l'umanità. Ancora presto per capire se questo porterà al disgelo tra i Paesi, ma qualche segnale è arrivato negli ultimi mesi.
Sul fronte Israele, si attende di capire quale ruolo potranno avere le monarchie del Golfo nella questione palestinese.
Il Qatar, invece, ha annunciato, nei giorni scorsi, di avere parzialmente revocato le misure che vietavano l'acquisto e la vendita di materie prime esportate dagli Emirati, mentre Abu Dhabi, già da febbraio, ha alleggerito le restrizioni verso Doha dopo l'embargo cominciato due anni fa. E anche se reali passi avanti dal punto di vista politico non sono stati fatti, gli interessi economici comuni potrebbero essere il punto di svolta per risolvere una situazione che sta danneggiando l'economia del Golfo.
Da una parte Expo, che si prevede aggiungerà l'1,5 percento al prodotto interno lordo degli Emirati, dall'altra la Coppa del Mondo di calcio del 2022, per la quale il Qatar sta portando avanti un piano di investimenti infrastrutturali da oltre 200 miliardi di dollari. La buona riuscita di questi due eventi risulta quindi cruciale per continuare ad attrarre investimenti nella regione.
Il Fondo Monetario Internazionale, che ha appena completato una missione negli Emirati, ha evidenziato come l’economia del Paese potrebbe essere “ad un punto di svolta”. Nonostante il contesto difficile dovuto alle tensioni geopolitiche, alla spesa pubblica elevata e alle fluttuazioni del prezzo del petrolio, la crescita dovrebbe superare il 2% nel 2019 e arrivare al 3% nel 2020-21, ma occorre lavorare su parecchi fronti.
Gli Emirati hanno l'economia in più rapida crescita tra i Paesi del Golfo ma, dice il Fondo Monetario, gli Sceicchi devono concentrarsi su alcuni aspetti: agevolare ancora le piccole e medie imprese, promuovere gli investimenti esteri diretti, ridurre l’impronta del settore pubblico e favorire la partecipazione del privato nell'economia, con l’obiettivo di aumentare produttività e diversificazione.