Una quotidianità di bombardamenti a Gaza, e decine di morti – stando alle autorità locali – anche nelle ultime 24 ore. Tanto che il bilancio delle vittime sarebbe ormai prossimo a quota 35.000. Cifre prive di conferme indipendenti; ma realistiche – secondo vari analisti –, anche alla luce dell'intensità dello sforzo bellico dello Stato Ebraico e della catastrofica situazione umanitaria. Approvati oggi i “nuovi piani” per la continuazione di questa guerra asimmetrica; e che rischia a livello internazionale di isolare l'attuale leadership israeliana, visto l'impatto sui civili della Striscia. Tanto che si fanno ormai insistenti le indiscrezioni circa la possibile emissione nei prossimi giorni di mandati d'arresto – da parte della Corte penale internazionale – nei confronti del Premier Netanyahu, del Ministro della Difesa Gallant, e del Capo delle forze armate Halevi.
Secondo i media israeliani gli Stati Uniti stanno prendendo parte ad un disperato sforzo diplomatico per impedire questa eventualità; de facto ribadendo – se queste ricostruzioni fossero confermate - il proprio appoggio non solo militare, anche politico all'alleato. E ciò al netto delle tensioni, registratesi in questi mesi, per la conduzione del conflitto. Ad esempio riguardo la paventata operazione di terra contro Rafah. Intervenendo a Riad, Abu Mazen ha ipotizzato un inizio imminente dell'invasione, prefigurando conseguenze disastrose; da qui un appello proprio a Washington, affinché eserciti la propria influenza per scongiurare l'attacco. Ma è una voce debole, quella del leader dell'ANP. Non è escluso tuttavia che le autorità israeliane intendano utilizzare questa ipotesi come leva negoziale al tavolo delle trattative.
“L'unico modo per evitare l'ingresso a Rafah è raggiungere un accordo sugli ostaggi”, ha dichiarato al Times of Israel una fonte israeliana; parlando di una controproposta da sottoporre ai gruppi armati palestinesi nella quale – fra le concessioni – vi sarebbe l'ok al ritorno degli sfollati nel nord dell'exclave. Anche Benny Gantz – principale rivale politico di Netanyahu, e allo stesso tempo ministro del gabinetto di guerra – sollecita un'intesa sugli ostaggi. Hamas ha annunciato una risposta domani, quando si terrà un incontro con funzionari dell'intelligence egiziana. Non semplice, però, una mediazione. La fazione islamica spinge infatti per un cessate il fuoco permanente; una tregua temporanea, invece, è ciò che fino ad ora avrebbe offerto Isralele, in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi. Più volte confermato, infatti, l'obiettivo di eradicare definitivamente la presenza di gruppi armati nella Striscia.