Teheran minaccia rappresaglie dopo il raid attribuito ad Israele, a Damasco, che ha provocato almeno dieci vittime tra cui il capo dell'intelligence delle Guardie rivoluzionarie iraniane in Siria e il suo vice. Circa dieci missili sono intanto stati lanciati nell'Iraq occidentale contro una base che ospita soldati americani e truppe della coalizione internazionale anti-jihadista e gli Stati Uniti hanno distrutto un missile anti-nave degli Houthi.
Giorno dopo giorno continua a salire la tensione in tutto il medio-oriente e l'asse Washinton-Tel Aviv è messo a dura prova dalle divergenze tra il Presidente degli Stati Uniti Biden – sostenitore della linea “due popoli, due stati” - e il premier israeliano Netanyahu, contrario ad una sovranità palestinese sulla Striscia di Gaza, dove a suo avviso Israele dovrebbe mantenere il pieno controllo della sicurezza.
Premier israeliano che non cede sulla linea dura nonostante le contestazioni interne come quella in cui almeno 2.000 persone hanno sfilato in corteo, chiedendo il cessate il fuoco per favorire la liberazione degli oltre 130 ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Proprio in queste ore un alto dirigente del gruppo terrorista si è detto certo che alla fine Israele sarà costretto a raggiungere un accordo, perché in più di cento giorni di guerra, con la forza, non è riuscito a recuperare nemmeno un ostaggio.