Negli ultimi giorni almeno 10 bambini sarebbero letteralmente morti di fame negli ospedali della Striscia. Ennesima testimonianza della catastrofe umanitaria in corso, l'ultimo report dell'OMS. Mentre ciò che resta dell'exclave continua ad essere bombardata dalle forze israeliane: che restano concentrate – dopo lo choc del 7 ottobre - sull'obiettivo della totale eradicazione dei gruppi armati da Gaza. Ma con un'azione evidentemente senza compromessi; l'agenzia palestinese Wafa ha parlato della morte di 17 persone nei raid effettuati nelle ultime ore. Mentre sale a 115 - a quanto pare -, il bilancio delle vittime della strage durante la fila per gli aiuti umanitari.
Il direttore dell'ospedale di Jabalia sostiene come l'80% dei feriti presenti lesioni d'arma da fuoco; confutando implicitamente la versione fornita da Tsahal. Continua a scuotere le coscienze – insomma - quanto avvenuto; amplificando il rischio isolamento, per lo Stato Ebraico. I vertici UE hanno sollecitato un'indagine indipendente; “il diritto internazionale non ammette doppi standard”, aveva sottolineato ieri Charles Michel. Quanto a Washington, al netto dei rumors di un'irritazione crescente della Casa Bianca – nei confronti dello storico alleato -, parla la postura in sede ONU. Bloccata in Consiglio di Sicurezza una dichiarazione di condanna presentata dall'Algeria. Non si conoscono “tutti i fatti”, sarebbe stato obiettato. Per Biden, impegnato nelle primarie delle Presidenziali, il problema è anche politico; viste le reazioni della comunità arabo-americana. 5 giorni fa aveva dichiarato ai giornalisti di sperare in un cessate il fuoco entro il 4 marzo. A seguire un mare di polemiche; spiazzati dall'annuncio gli stessi belligeranti. E avevano colpito anche le modalità della presa di posizione, su un tema così drammaticamente rilevante. Con un gelato in mano, a margine di un evento elettorale.
Oggi il Presidente degli Stati Uniti è intervenuto nuovamente, auspicando una tregua entro il Ramadan; che inizierà l'11 marzo. Fonti della sicurezza egiziana – citate da Al Arabiya -, riferiscono intanto di una ripresa dei negoziati domani al Cairo, per lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi. Pare si ragioni su una lunga pausa delle ostilità; ma per raggiungere l'accordo – è stato detto – “occorre stabilire il ritiro di Israele dal nord di Gaza ed il rientro degli sfollati”. Trattativa che parrebbe in salita, insomma, visto il quadro attuale.