Nel 155esimo giorno di guerra le forze russe sferrano un attacco missilistico contro la regione di Kiev. Presa di mira anche una vicina base militare. Fonti ucraine parlano di oltre 20 missili lanciati dal territorio bielorusso. Quasi completamente distrutta una scuola di Mykolayiv; la pioggia di fuoco ha anche colpito edifici residenziali. E finisce sotto controllo di Mosca la seconda centrale elettrica del paese. Ma ad un prezzo enorme: gli Usa stimano che dall'inizio del conflitto siano stati uccisi o feriti 75mila soldati russi. Non si combatte solo sul campo, il gas è diventato ormai un'arma di guerra.
Per il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, se il Cremlino vuole "tagliare le forniture non aspetterà l'autunno o l'inverno, ma non ci permetterà di riempire le scorte durante l'estate". Del resto, come annunciato, il flusso nel gasdotto Nord Stream è sceso al 20% della capacità, provocando subito un aumento dei prezzi. C'è chi corre ai ripari: Berlino, per risparmiare energia, ha iniziato a spegnere l'illuminazione di 200 tra monumenti ed edifici storici. E mentre l'Europa inizia la corsa per ridurre i consumi, Putin cerca un modo per arginare le sanzioni al sistema bancario. Il viceministro degli esteri iraniano ha fatto sapere che Teheran è al lavoro con Mosca per creare un sistema di pagamento alternativo a Swift, fondamentale nelle transazioni internazionali e dal quale la Russia è stata bandita. Sul fronte diplomatico il segretario di Stato americano, Antony Blinken, si dice pronto a parlare con il ministro degli Esteri Lavrov. Si tratta del primo contatto tra i due dall’inizio della guerra.