5 navi da guerra e 30 caccia cinesi attorno a Taiwan. E' un nuovo segnale quello che Pechino invia a Taipei. Si tratterebbe, a quanto si apprende, di una “missione di pattugliamento e di combattimento congiunta” da parte delle forze armate cinesi. L'azione arriva a poche ore dalla visita a sorpresa di una delegazione del Congresso degli Stati Uniti che segue, a sua volta, l'arrivo della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi a Taiwan meno di due settimane fa. Visita che aveva già creato forti tensioni tra Pechino e Taipei e non solo. Le navi e gli aerei dell'esercito hanno volato attraverso la linea mediana dello Stretto di Taiwan: un'area cuscinetto non ufficiale.
Le manovre in atto, secondo l'esercito cinese, sono un deterrente. Ed è chiaro il Ministero della Difesa di Pechino che, attraverso un portavoce, ha ribadito che Taiwan è “della Cina” e che “non è consentita alcuna interferenza straniera”. Una situazione incandescente, dunque, che continua ad animare dibattito e diplomazia internazionali e che si aggiunge alla situazione in Ucraina. Secondo le istituzioni di Kiev, le forze russe avrebbero effettuato oltre 22mila attacchi su obiettivi civili e circa 300 su obiettivi militari nel Paese dall'inizio della guerra il 24 febbraio scorso. L'intelligence britannica avverte che sarebbe più vicino il referendum per annettere l'autoproclamata Repubblica di Donetsk alla Russia.
Esattamente un anno fa un altro fatto che scosse la comunità internazionale: il ritorno dei talebani in Afghanistan. A distanza di 12 mesi gli esperti parlano di un Paese tornato nell'oscurantismo, con la cancellazione di diritti e libertà, nel segno di un fondamentalismo religioso. A pagare il prezzo più alto, tra gli altri, sono le donne, con l'obbligo del velo in pubblico, l'invito a non uscire di casa se non necessario e lo stop all'istruzione superiore insieme a limitazioni alle carriere lavorative e ai diritti in generale.