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Presidenziali russe: Mosca accusa l'Occidente di incitare “ad atti di vandalismo” ai seggi

Si voterà fino a domani, anche nei territori ucraini occupati; scontata la conferma di Putin. Si fa sempre più aspro intanto il confronto dialettico tra il Cremlino e le cancellerie che sostengono Kiev

16 mar 2024

Anche a Rimini adesioni all'iniziativa di protesta “Mezzogiorno contro Putin”, lanciata da Navalny, prima della morte. Previsto, domani, in Piazza Cavour, un sit-in organizzato da rifugiati politici russi. Iniziative simili anche in altre città italiane e in tutto il Mondo, per contestare la legittimità della tornata.

Nel pomeriggio di oggi l'affluenza complessiva aveva superato il 50%, riferisce la Commissione elettorale di Mosca. È forse l'unico dato interessante da monitorare, la partecipazione al voto, in queste Presidenziali. Di fatto, secondo alcuni, una sorta di referendum sulla guerra; scontato per il resto il terzo mandato consecutivo per Putin.

Una pesante variabile invece la sicurezza ai seggi; non solo nei territori ucraini occupati, a tutti gli effetti zone di guerra. Nel mirino delle forze di Kiev, specie in questa fase, anche le regioni russe di confine. Ripetuti i tentativi di infiltrazione da parte di paramilitari; operazioni costose – se si considera il livello di rischio –, e dalla dubbia rilevanza tattica. Ma è evidentemente l'impatto psicologico, l'obiettivo.

A Belgorod, inoltre, continuano a piovere razzi; tanto che è stato deciso di chiudere temporaneamente scuole e centri commerciali, dopo le recenti notizie di vittime civili. Meno problematica invece, per il Cremlino, la gestione di sporadici atti di ribellione “interna”; chi ha versato inchiostro nelle urne, chi ha tentato di appiccare fiamme. La portavoce del Ministero degli Esteri ha puntato il dito contro i Paesi Occidentali, accusati di incitare i cittadini russi a compiere “atti di vandalismo”.

Sempre più ai ferri corti, Mosca, con le cancellerie che supportano Kiev. L'acme delle tensioni si è raggiunto forse con la fuga in avanti di Macron sull'ipotesi di un invio di truppe in Ucraina. Il sottotesto pare il riconoscimento di una situazione sul campo gravemente deteriorata. Quanto evocato dal Presidente francese è comunque passato da ipotesi tabù ad argomento di discussione; tanto che è ormai percepita come professione di moderatismo escludere i “boots on the ground”. In questo quadro pare passato in secondo piano, ieri – a Weimar -, l'annuncio di una coalizione sulle armi a lungo raggio da fornire al Paese aggredito.





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