63,7%: una maggioranza inequivocabile quella che ha deciso – in Svizzera – per la modifica della legge sul possesso di armi, già approvata, del resto, in Parlamento. Solo il Canton Ticino ha respinto la revisione, che prevede – in particolare - una disciplina più severa per le armi semiautomatiche; tutto ciò per permettere di trasporre, nel diritto elvetico, una modifica della direttiva dell'Unione Europea, che si iscrive nelle misure di lotta al terrorismo. La Svizzera, infatti, pur non essendo membro dell'Ue, è associata agli accordi di Schengen e Dublino.
Tutto ciò mentre in queste ore, nella vicina Austria, è in corso un terremoto politico, a pochi giorni dalle elezioni europee. All'origine di tutto la diffusione – da parte di media tedeschi - di un video, ripreso di nascosto nel 2017, ad Ibiza, nel quale Hans Christian Strache – leader dei nazionalisti euroscettici dell'FPOE, componente di minoranza dell'Esecutivo – si incontrava con la sedicente nipote di un oligarca russo che si offriva di investire circa 250 milioni di euro per acquisire quote della stampa austriaca. La donna era in realtà un'adescatrice e l'incontro una vera e propria trappola, che ha portato Strache a dimettersi da vice-cancelliere. Da qui la presa di distanze del Partito Popolare e l'inevitabile crisi di Governo. Questa mattina il Presidente Alexander Van der Bellen ha avuto un colloquio con il cancelliere Sebastian Kurz, al termine del quale ha annunciato che le nuove elezioni si terranno “a settembre, possibilmente all'inizio del mese”.