Lenta, metodica, l'avanzata russa nel Donbass; accompagnata dal fuoco dell'artiglieria e dal potere distruttivo delle bombe plananti: sistema d'arma già rivelatosi determinante, in occasione della presa di Avdiivka. Secondo alti ufficiali ucraini – citati da Politico – sarebbe concreto il rischio di un collasso delle linee difensive in caso di attacchi concentrati. E il Cremlino – ha avvertito Zelensky - si sta preparando a mobilitare altri 300.000 soldati. Totalmente cambiato il registro comunicativo di Kiev. A prevalere sono da mesi i toni allarmistici. Evidentemente per fare pressione sugli alleati; anche perché il maxi-pacchetto di aiuti voluto da Biden è ancora in stand-by al Congresso americano. Con l'eventuale bis di Trump alla Presidenza – sostengono alcuni - il flusso di armi potrebbe arrestarsi definitivamente.
Da qui la contromossa elaborata in sede NATO: un fondo da 100 miliardi gestito da una struttura di coordinamento; prevenendo – sembrerebbe di capire - le oscillazioni di politica ed opinione pubblica. E' il tema della ministeriale odierna a Bruxelles, a margine delle cerimonie per il 75esimo del Patto Atlantico. “Mosca deve capire che non può raggiungere i suoi obiettivi sul campo di battaglia”, ha rimarcato Stoltenberg; che ha insistito sulla necessità di affidarsi “meno ai contributi volontari e più agli impegni dell'Alleanza”, per il sostegno a Kiev. Kuleba ha dal canto suo sollecitato l'invio di “tutte le batterie Patriot disponibili nel Mondo”. De facto espunta dal dibattito la parola “negoziato”.
Anche in Russia; dove piuttosto è sempre più pervasiva la narrazione del conflitto esistenziale contro l'Occidente. Alimentata anche dalle accuse – tuttora indimostrate -, lanciate a seguito della strage alla Crocus City Hall. Da quel giorno un boom di arruolamenti, riferisce il Ministero della Difesa. In Ucraina invece la firma di un disegno di legge che abbassa da 27 a 25 anni l'età per il reclutamento. Sullo sfondo episodi di resistenza alla mobilitazione; infrastrutture energetiche gravemente danneggiate; e sul campo una postura ormai strutturalmente difensiva, viste le fortificazioni in allestimento lungo la linea di contatto. Sul tavolo però la carta di attacchi da remoto su obiettivi primari come il ponte di Crimea. “La sua distruzione è inevitabile”, ha dichiarato al Guardian una fonte dell'intelligence di Kiev; indicando come tempistica la prima metà dell'anno.