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USA-Cina: tensioni crescenti dopo le voci di una possibile visita a Taiwan di Nancy Pelosi

Iniziato il tour asiatico della Speaker della Camera dei Rappresentanti statunitense; non ancora confermata la tappa a Taipei. In Ucraina, intanto, ancora scambi di accuse tra Kiev e Mosca sulla prigione bombardata

30 lug 2022

L'Economist l'aveva definito il luogo più pericoloso del Mondo; e non a caso. Di certo - prima dell'aggressione russa all'Ucraina – era l'area del Mar Cinese Meridionale, e in particolare Taiwan, a preoccupare maggiormente: trattandosi dell'epicentro del confronto di potenza tra Washington e Pechino. Tensioni mai sopite, bruscamente riaccese da voci sempre più insistenti di una possibile visita, a Taipei, della Speaker della Camera dei Rappresentanti statunitense. Per il Pentagono non è una buona idea”, aveva sottolineato lo stesso Biden; costretto ad affrontare un dossier rovente nel periodo peggiore: elezioni di midterm in vista, consensi a picco ed una guerra in corso in Europa.

Da qui la necessità di non mostrarsi debole nei confronti del rivale strategico; ma la stessa cosa può dirsi per Xi Jinping, che intende confermare la propria leadership nell'ormai prossimo congresso del Partito Comunista, ed è ben consapevole delle conseguenze di un eventuale cedimento sul tema della sovranità sull'isola. Disposte nuove esercitazioni nello Stretto di Taiwan, e c'è chi non esclude l'annuncio di una no-fly zone. Si teme insomma una escalation; da qui un'attenzione spasmodica per le tappe del tour asiatico di Nancy Pelosi, appena iniziato. Elemento strutturale di questa crisi l'”ambiguità strategica” della postura americana: da una parte la politica dell'”Unica Cina”, dall'altra la difesa dell'indipendenza di Taiwan.

Pechino parla allora di “doppio standard”, sul principio della sovranità; ricordando le prese di posizione sulla crisi ucraina. Conflitto che continua a macinare vite. Con i russi che riprendono ad avanzare nel Donetsk, in direzione Bakhmut; ma devono fare i conti con l'efficacia dei sistemi d'arma forniti dall'Occidente a Kiev. Strike ripetuti, che stanno portando scompiglio nelle retrovie dell'occupante. Secondo Mosca sarebbero stati proprio i lanciarazzi statunitensi Himars ad aver colpito una struttura ad Olenivka, dove pare fossero detenuti prigionieri di guerra ucraini. Fra questi – è stato detto – anche soldati del Reggimento Azov arresisi a Mariupol, e considerati eroi in patria. Tema quantomai sensibile, insomma, per le Autorità ucraine. Zelensky ha puntato il dito contro Mosca, parlando di deliberato crimine di guerra. Richiesta un'indagine internazionale a Croce Rossa ed ONU. Sarebbero oltre 50 le vittime; decine i feriti.





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