Quella di Cassa di Risparmio è una patata bollente che da tempo affligge l'esecutivo e la maggioranza e che registra una serie di posizioni critiche e di sollecitazioni. L'ultima, in ordine di tempo, l'ordine del Giorno votato dal Consiglio Grande e Generale nella seduta di ieri, dove si impegna il governo a mettere mano agli assetti dell'istituto di credito. Considerati i capitali investiti per sostenere la Carisp, lo Stato dovrà entrare a far parte della compagine societaria, così come lo stesso fondo Monetario Internazionale suggeriva. Gli esperti di Washington indicavano come indispensabile l'acquisizione del pacchetto azionario di maggioranza, insieme alla nomina dei 2/3 del suo Consiglio di Amministrazione. Ed è su questa strada che si colloca l'ordine del giorno approvato dall'aula; insieme all'acquisizione di una quota del pacchetto azionario, direttamente proporzionale alle somme impegnate per la ricapitalizzazione, si indica come prioritaria anche una revisione della struttura e della composizione del Consiglio di Amministrazione. Quella che si profila è una cura dimagrante che, sicuramente, vedrà l'uscita di scena di alcuni degli attuali 9 componenti del CdA, per lasciare posto ad un organo di gestione più snello e di comprovata competenza. Facilmente prevedibile la nomina di un nuovo presidente e un riassetto negli incarichi dirigenziali. Il documento non fa nomi ma lascia chiaramente intuire l'imminenza di una nuova direzione generale. Il riferimento alle vicende giudiziarie in corso sembra piuttosto chiaro. Del resto già nell'ultima assemblea dei soci era stato delineato lo scenario possibile. Ma accanto a questo, la maggioranza vuole ridurre gradualmente l'esposizione economica da parte dello Stato, da un lato favorendo una maggiore competitività della Cassa, dall'altro auspicando l'avvìo di un azionariato popolare diffuso, che consenta ai sammarinesi di diventare proprietari della banca storica di questa comunità.
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