Dopo due mesi di polemiche, forti prese di posizione dei sindacati, raccolta firme dei genitori e per ultimo lo sciopero degli insegnanti, il decreto scuola – ribattezzato decreto Podeschi – arriva in Aula per la ratifica. “Contrarietà maggiore non poteva averne” – ammette lo stesso segretario, che ricorda la lunga serie di incontri, fino al recente collegio docenti “infuocato”. Capisco la Csu che in vista del Congresso deve scaldare i motori e capisco le scuole oggetto in passato di tagli ed incertezze ma vorrei si ragionasse sul contenuto del decreto”. Ed è lì che entra, rassicurando ancora una volta sulla volontà del Governo di non chiudere alcun plesso. Torna sul calo delle nascite, “ mi hanno accusato – ironizza - anche di quello”. Diminuiranno le iscrizioni con influenza diretta – dice – su attività private oltre che sulle scuole pubbliche. “La riorganizzazione numerica – spiega – è un progetto alternativo alla chiusura”. Suggerisce una riflessione sulle politiche di edilizia scolastica “mai fatta a San Marino” che tenga conto di trend demografico e abitudini; annuncia l'emendamento del Governo per fare conoscere il progetto didattico prima della fine della scuola e risponde alle accuse di licenziare le persone, “non sono dati degli incarichi – precisa - e non si vuole risparmiare sugli insegnanti”. Contesta chi lo attacca per il mancato confronto, “il decreto – afferma – è stato presentato prima dell'approvazione ai sindacati ed è stato illustrato anche in Commissione, cosa che normalmente non accade”. L'opposizione lo attacca, invece, proprio sul metodo. Matteo Zeppa lo ribattezza addirittura "Segretario alla distruzione". "Non c'è stata nessuna condivisione – lo apostrofa Mariella Mularoni – il decreto è un ulteriore atto di forza del Governo, emesso quando i docenti erano in vacanza, dopo averli rassicurati a maggio che la scuola non sarebbe stata toccata. Sono gli studenti le vere vittime di questa manovra politica”. “State facendo ironia sul sistema scolastico – rincara la dose Pasquale Valentini – state screditando il corpo docente con una modalità irrispettosa che peggiora continuamente. C'è stata una chiusura totale in tutto il percorso. Il problema del crollo demografico richiede analisi, proiezioni, per capire se vale ancora la scelta di una scuola in ogni Castello. Ora potete dire che quest'anno ci sono quattro insegnanti in meno. Era questo – chiede – l'obiettivo?”
Prendono parola non solo docenti dell'opposizione ma anche della maggioranza. Fabrizio Perotto – insegnante elementare da vent'anni come ricorda lui stesso – confuta punto per punto quelli che definisce luoghi comuni. A partire dall'accusa di voler impoverire l'istruzione. “La qualità – dice – la fanno gli insegnanti”. Il calo della natalità un problema reale, “poco serio fare finta di nulla. Il decreto è una risposta seria e minimale ad un contesto sociale ed economico in cambiamento”. Poi, un risvolto personale. Racconta con amarezza due mesi difficili, con episodi di diffamazione da parte di colleghi tramite chat. “I responsabili – dice – risponderanno”. Il decreto – chiarisce Marica Montemaggi – non nasce una sera d'estate e risponde non ad una logica di spesa ma riorganizzazione del sistema scolastico. Non è stato ragliato il contributo alla scuola ma è una revisione per migliorare e non disperdere valore e vocazione degli insegnanti. Mantenere l'apertura dei plessi – aggiunge – è una decisione forte. Saremmo miopi se non prendessimo in considerazione il calo demografico. È lì – dice – che mi aspetto che la politica compia il suo dovere”.
Il dibattito riprende con Giovanna Cecchetti che attacca il Governo per aver tagliato scuola e speso invece 200 mila euro per Radio Deejay.
Per Davide Forcellini il problema è che il decreto modifica rapporto insegnanti-alunni. “Si va a mettere in crisi il servizio nel punto nevralgico. Bisogna capire beneficio economico e costo della collettività, non facendo i conti della serva”. Marina Lazzarini invita a guardare al futuro. “La scuola non può essere un monolite intoccabile, sempre uguale a se stessa, ma una istituzione dello Stato in continua evoluzione”. Sottolinea poi che il decreto non tocca in alcun modo l’assegnazione degli insegnanti di sostegno, “chi dice il contrario mente sapendo di mentire”. Per Mimma Zavoli c'è una paura preventiva di modifiche ulteriori. “ Come se il decreto fosse il grimaldello per entrare nel mondo della scuola con interventi più massicci. Paura utilizzata per gonfiare gli animi ma che muore da sola. Non è questo l'intento”. Stigmatizza poi le accuse lanciate poco prima da Grazia Zafferani "protetta da immunità". Il Consigliere di Rete ha attaccato duramente maggioranza e Governo, parlando di intervento fatto da chi sa usare la calcolatrice ma che non conosce i servizi sociali. “Con i vostri metodi – dice - avete portato alcuni nostri concittadini a essere considerati nemici dello Stato ed è molto pericoloso”.
“Non si è tenuto conto della grande professionalità della categoria” - afferma Denise Bronzetti. “Si parla poi di calo demografico senza rilevare che il rapporto numerico insegnanti alunni stabilito per legge seguirà giocoforza questo calo. Tradotto in soldoni: il risparmio arriverà da solo”. “Ho a cuore la scuola, mia moglie è insegnante”, esordisce Pier Luigi Zanotti. "Penso sia stato sovrastimato l'effetto del decreto. Nessuno vuole attaccare la scuola". Parla di propaganda strumentalizzata. “Non ricordo queste proteste nel 2014. Questo decreto ha un grande assente, i tagli”. “L'allora Segretario all'Istruzione Morganti – gli risponde Alessandro Mancini - incontrava continuamente insegnanti, docenti, direttori. L'intervento del 2014, sebbene più importante sul fronte dei tagli, fu condiviso. Cosa che non è accaduto in questo caso”.
MF
Prendono parola non solo docenti dell'opposizione ma anche della maggioranza. Fabrizio Perotto – insegnante elementare da vent'anni come ricorda lui stesso – confuta punto per punto quelli che definisce luoghi comuni. A partire dall'accusa di voler impoverire l'istruzione. “La qualità – dice – la fanno gli insegnanti”. Il calo della natalità un problema reale, “poco serio fare finta di nulla. Il decreto è una risposta seria e minimale ad un contesto sociale ed economico in cambiamento”. Poi, un risvolto personale. Racconta con amarezza due mesi difficili, con episodi di diffamazione da parte di colleghi tramite chat. “I responsabili – dice – risponderanno”. Il decreto – chiarisce Marica Montemaggi – non nasce una sera d'estate e risponde non ad una logica di spesa ma riorganizzazione del sistema scolastico. Non è stato ragliato il contributo alla scuola ma è una revisione per migliorare e non disperdere valore e vocazione degli insegnanti. Mantenere l'apertura dei plessi – aggiunge – è una decisione forte. Saremmo miopi se non prendessimo in considerazione il calo demografico. È lì – dice – che mi aspetto che la politica compia il suo dovere”.
Il dibattito riprende con Giovanna Cecchetti che attacca il Governo per aver tagliato scuola e speso invece 200 mila euro per Radio Deejay.
Per Davide Forcellini il problema è che il decreto modifica rapporto insegnanti-alunni. “Si va a mettere in crisi il servizio nel punto nevralgico. Bisogna capire beneficio economico e costo della collettività, non facendo i conti della serva”. Marina Lazzarini invita a guardare al futuro. “La scuola non può essere un monolite intoccabile, sempre uguale a se stessa, ma una istituzione dello Stato in continua evoluzione”. Sottolinea poi che il decreto non tocca in alcun modo l’assegnazione degli insegnanti di sostegno, “chi dice il contrario mente sapendo di mentire”. Per Mimma Zavoli c'è una paura preventiva di modifiche ulteriori. “ Come se il decreto fosse il grimaldello per entrare nel mondo della scuola con interventi più massicci. Paura utilizzata per gonfiare gli animi ma che muore da sola. Non è questo l'intento”. Stigmatizza poi le accuse lanciate poco prima da Grazia Zafferani "protetta da immunità". Il Consigliere di Rete ha attaccato duramente maggioranza e Governo, parlando di intervento fatto da chi sa usare la calcolatrice ma che non conosce i servizi sociali. “Con i vostri metodi – dice - avete portato alcuni nostri concittadini a essere considerati nemici dello Stato ed è molto pericoloso”.
“Non si è tenuto conto della grande professionalità della categoria” - afferma Denise Bronzetti. “Si parla poi di calo demografico senza rilevare che il rapporto numerico insegnanti alunni stabilito per legge seguirà giocoforza questo calo. Tradotto in soldoni: il risparmio arriverà da solo”. “Ho a cuore la scuola, mia moglie è insegnante”, esordisce Pier Luigi Zanotti. "Penso sia stato sovrastimato l'effetto del decreto. Nessuno vuole attaccare la scuola". Parla di propaganda strumentalizzata. “Non ricordo queste proteste nel 2014. Questo decreto ha un grande assente, i tagli”. “L'allora Segretario all'Istruzione Morganti – gli risponde Alessandro Mancini - incontrava continuamente insegnanti, docenti, direttori. L'intervento del 2014, sebbene più importante sul fronte dei tagli, fu condiviso. Cosa che non è accaduto in questo caso”.
MF
Riproduzione riservata ©