Uniti nella corsa ma divisi ai blocchi di partenza. Il Partito Socialista e il Psd abbandonano l'ipotesi di una lista unica. Il progetto non va in porto, con qualche disappunto. Le due liste seguono il principio, rubato al mare, che diverse reti raccolgono più di una sola. Funzionerà?
Nel frattempo in via Rovelino la guerra dei Roses – visto che si litiga anche per la rosa presente nel simbolo dei Per - non è ancora culminata in divorzio ufficiale. I progressisti e Riformisti non si sono dimessi e il Psd non è ancora ricorso ai probiviri. Rimane integro il vecchio nodo del riconoscersi, ciascuno, nella linea del partito. Al di là di prese di posizione ormai note, c'è chi come Guerrino Zanotti auspica chiarezza: “sono formalismi, nella sostanza abbiamo preso strade diverse.” Una situazione che lui stesso riconosce alquanto anomala e poco comprensibile. Spera in un momento di chiarimento con il Psd, non certo per cambiare strada ma per valutare i passaggi da mettere in atto. In via Rovelino non si è mai parlato di espulsione. “Non ci interessano guerre fra fazioni ed ex compagni di partito – spiega Gerardo Giovagnoli - ma ragionare con il paese ed esporre i nostri contenuti”. Verrà fatto presto. La Coalizione “San Marino Prima di Tutto” ha infatti concluso ieri l'elaborazione del programma. Tornando invece al partito socialista, in via Ordelaffi si prosegue nella selezione dei candidati. “Ci stiamo avvicinando ai 30, come da obiettivo”, racconta Alessandro Mancini. E' invece partita oggi la raccolta firme. Domani si chiude. Partita conclusa, invece, in casa Dc: ne ha raggiunte 170.
Al di là dei numeri che servono a mostrare i muscoli, c'è un problema che accomuna più o meno tutti: alla difficoltà di reperire candidati si aggiunge l'obbligo delle quote rosa. Insomma, c'è chi si sta dando un gran daffare per trovare volti femminili che vogliano scendere in campo. 1/3 della lista deve essere donna e qualcuno rischia di dover rinunciare a candidati per rispettare l'equilibrio. Chi invece non corre questi pericoli è Rete. “Abbiamo semmai il problema delle quote blu”, ironizza Elena Tonnini. Che ammette, però, la difficoltà di chi gestisce la famiglia a fare politica. “Abbiamo aggirato il problema con piccole cose – spiega - ad esempio usando skype durante i Direttivi”.
Sulle quote rosa, comunque, storce il naso. “Agire sui numeri è solo lavorare sulle conseguenze, non sulle cause”.
Monica Fabbri
Nel frattempo in via Rovelino la guerra dei Roses – visto che si litiga anche per la rosa presente nel simbolo dei Per - non è ancora culminata in divorzio ufficiale. I progressisti e Riformisti non si sono dimessi e il Psd non è ancora ricorso ai probiviri. Rimane integro il vecchio nodo del riconoscersi, ciascuno, nella linea del partito. Al di là di prese di posizione ormai note, c'è chi come Guerrino Zanotti auspica chiarezza: “sono formalismi, nella sostanza abbiamo preso strade diverse.” Una situazione che lui stesso riconosce alquanto anomala e poco comprensibile. Spera in un momento di chiarimento con il Psd, non certo per cambiare strada ma per valutare i passaggi da mettere in atto. In via Rovelino non si è mai parlato di espulsione. “Non ci interessano guerre fra fazioni ed ex compagni di partito – spiega Gerardo Giovagnoli - ma ragionare con il paese ed esporre i nostri contenuti”. Verrà fatto presto. La Coalizione “San Marino Prima di Tutto” ha infatti concluso ieri l'elaborazione del programma. Tornando invece al partito socialista, in via Ordelaffi si prosegue nella selezione dei candidati. “Ci stiamo avvicinando ai 30, come da obiettivo”, racconta Alessandro Mancini. E' invece partita oggi la raccolta firme. Domani si chiude. Partita conclusa, invece, in casa Dc: ne ha raggiunte 170.
Al di là dei numeri che servono a mostrare i muscoli, c'è un problema che accomuna più o meno tutti: alla difficoltà di reperire candidati si aggiunge l'obbligo delle quote rosa. Insomma, c'è chi si sta dando un gran daffare per trovare volti femminili che vogliano scendere in campo. 1/3 della lista deve essere donna e qualcuno rischia di dover rinunciare a candidati per rispettare l'equilibrio. Chi invece non corre questi pericoli è Rete. “Abbiamo semmai il problema delle quote blu”, ironizza Elena Tonnini. Che ammette, però, la difficoltà di chi gestisce la famiglia a fare politica. “Abbiamo aggirato il problema con piccole cose – spiega - ad esempio usando skype durante i Direttivi”.
Sulle quote rosa, comunque, storce il naso. “Agire sui numeri è solo lavorare sulle conseguenze, non sulle cause”.
Monica Fabbri
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