L'Aula spinge sull'acceleratore nell'esame dell'articolato della legge sulla rappresentatività. Sono 42 articoli più un allegato. Nessun inciampo fino all'articolo 10: respinti tutti gli emendamenti della minoranza. Ma è sull'articolo 11, quello sul finanziamento dello 0.40 ai sindacati, che si consuma la prima vera battaglia. Si mischiano in Aula le carte della politica, gli schieramenti saltano, parte della maggioranza vota per l'emendamento dell'opposizione che chiede di togliere il principio del silenzio assenso. La minoranza guadagna voti, quindi, ma ne perde altri: Su si schiera dall'altra parte. Alla fine gli emendamenti non passano con soddisfazione della Csu. La questione era delicata, la stessa Valeria Ciavatta non nasconde un certo disagio nell'affrontare l'argomento. Crede nella funzione delle organizzazioni sindacali – spiega – ma non è mai stata d'accordo con l'automatismo fin da quando entrò in sostituzione del contributo obbligatorio. San Marino è un unicum in questo senso. Ma perché infilarsi nella questione facendosi del male da soli? La norma già c'era. E torna a tirare le orecchie a Iro Belluzzi per l'errore politico. Ma cosa chiedevano gli emendamenti dell'opposizione? “Non di togliere lo 0.40 – spiega Elena Tonnini - ma l'automatismo”. Tanto più, aggiunge Rete, che molti lavoratori pensano che il contributo sia obbligatorio. Gli emendamenti presentati da Rete e Civico 10 sono sovrapponibili, intervengono cioè sullo stesso principio: che sia il lavoratore a decidere se versare o meno la quota di servizio. “E' vero che è volontaria, aggiunge Andrea Zafferani - ma per disdire bisogna fare il giro delle sette chiese”. E' una battaglia importante, in gioco – ricorda qualcuno – ci sono 1.800.000 euro all'anno. Milena Gasperoni si dice contraria agli emendamenti per una forma di rispetto nei lavoratori. Così gli stiamo dando degli imbecilli – avverte – invece sono ben consapevoli di quello che fanno”. “Molto probabilmente se molti non hanno disdetto è perché non la ritengono così incisiva nella busta paga”, aggiunge Ivan Foschi. Dunque, come dicevamo, Su si schiera contro l'emendamento dell'alleato di coalizione. Prende le distanze dall'alleato – questa volta di maggioranza – Noi Sammarinesi. “Non diamo degli imbecilli a nessuno se introduciamo il principio assenso”, risponde alla Gasperoni Maria Luisa Berti. Credo fermamente nel sindacato, dice, e per esistere non ha bisogno della quota di servizio con l'attuale modalità. Upr lancia la provocazione, raccolta poco dopo dall'Indipendente Pedini Amati: perché non alzare la percentuale e portarla all'1%? Va benissimo versare di più, ma deve essere una scelta responsabile e consapevole. Si accoda Paolo Crescentini: siamo disposti a dare di più se il sindacato fa il suo lavoro. Iro Belluzzi sottolinea che la quota di servizio è il rispetto per l'attività svolta dal sindacato per tutti i lavoratori, anche quelli non sindacalizzati. Il contratto erga omnes riguarda anche chi non versa la quota al sindacato – afferma Luigi Mazza -, mantenere la regola vigente è la base della sua attività". Approvato l'articolo 11, l'Aula procede con l'esame degli altri articoli di legge. Su un emendamento di Rete però la maggioranza va sotto: riguarda il distacco per motivi sindacali del settore pubblico allargato. Viene accolta cioè la richiesta che lo Stato paghi i distacchi solo fino al sesto livello.
Vengono poi approvati anche l'articolo 24, quello sulla maggior rappresentatività, e il 25 sulla determinazione dell'efficacia erga omnes. Mancano ancora 12 articoli. La votazione della legge è quindi rimandata a lunedì prossimo.
Vengono poi approvati anche l'articolo 24, quello sulla maggior rappresentatività, e il 25 sulla determinazione dell'efficacia erga omnes. Mancano ancora 12 articoli. La votazione della legge è quindi rimandata a lunedì prossimo.
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