L’Italia, insieme all’Unione Europea, “ha individuato i passi essenziali da compiere per disinnescare una crisi che non nasce in Europa ma viene da lontano”. Ne è convinto il presidente Napolitano, che esprime tutta la sua “fiducia” sul contrasto alla crisi. Ed il Capo dello Stato invita il corpo diplomatico in udienza al Quirinale ad avere “fiducia nelle capacità dell'Italia, sottolineando l’”irrinunciabilità” dell'euro e della “necessità che l'Europa sia una sola”. Intanto la manovra approda in Senato, dove è iniziato l’esame del testo nelle commissioni: il decreto, passato venerdì a Montecitorio, approderà mercoledì mattina nell’Aula di Palazzo Madama che lo licenzierà definitivamente entro il fine settimana senza nessuna modifica, presumibilmente con una nuova fiducia, con i sindacati e la Lega che restano sul piede di guerra. Infiammano, poi, le polemiche, innescate dal botta e risposta tra Tremonti e Passera, sulla possibilità o meno che il governo si accinga a varare una nuova manovra contro la crisi. E duro è Silvio Berlusconi, secondo cui “tutte le manovre sono recessive”. Il Cavaliere non si sente preoccupato da una fronda interna al Pdl di Tremonti, che ha annunciato un proprio “programma politico”, e glissa sui suoi rapporti con Bossi, che restano gelidi. Anche se nel Pdl non si sopiscono i mal di pancia per il sostegno offerto a Monti. E, in attesa delle decisioni della Corte costituzionale sul referendum, i partiti studiano possibili convergenze sulla possibilità di cambiare la legge elettorale. Casini si dice disponibile ad un proporzionale alla tedesca. Tuttavia, sottolinea il leader dei centristi, il suo non rappresenta un “aut aut”.
Da Roma Francesco Bongarrà
Da Roma Francesco Bongarrà
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