La morte del vecchio sacchetto di plastica è ancora lontana, almeno in Italia. In realtà la sua condanna sembrava già decisa, ed era anche stata fissata la data di esecuzione: 31 dicembre 2009. La norma c'è, ma non sono stati ancora emanati i decreti attuativi. Per fortuna, però, c’è chi risponde ad una propria coscienza ecologica, o a meno nobili - seppur utili - valutazioni di convenienza. Entro lunedì, ad esempio, negli 83 punti vendita della Coop Adriatica, verranno offerti solo contenitori ecologici: per lo più sacchetti in cotone da agricoltura biologica, in polipropilene, o biodegradabili a base di amido di mais. Queste sportine verdi sono un vero e proprio toccasana per l’ambiente perché non rilasciano agenti inquinanti. Si pensi che lo scorso anno solo nei negozi Coop dell’Emilia Romagna sono stati utilizzati oltre 24 milioni di sacchetti tradizionali, equivalenti a 174 tonnellate di plastica. Cifre che impallidiscono se confrontate con quelle della produzione di un paese, o addirittura mondiale. La Cina, ad esempio, consuma 3 miliardi di buste di plastica al giorno. Un impatto devastante sull’ambiente e sugli ecosistemi. Solo l’1% dei sacchetti di plastica viene riciclato, il resto, 8 milioni di libbre, finisce negli oceani e mette a rischio la flora e la fauna marina. Le buste galleggianti formano ormai vere e proprie "isole". Molti Paesi hanno proibito da tempo l’uso delle buste plastificate, il Bangladesh, la Cina, il Randa; l’Irlanda ne ha ridotto il consumo del 90% introducendo una tassa apposita. Altri hanno seguito e stanno per seguire lo stesso esempio. In Italia qualche catena ci sta pensando. Altre temporeggiano.
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