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Chiamare un calvo, "pelato" è molestia sessuale

Lo ha stabilito un tribunale del lavoro del Regno Unito, l'uso della parola potrebbe essere una forma di discriminazione

di Mirco Zani
16 mag 2022
Photo Pexel by Hamza Nouasria
Photo Pexel by Hamza Nouasria

Tutto ebbe inizio nel Regno Unito a luglio del 2019, quando un' elettricista Tony Finn, ha deciso di citare e quindi portare in causa la piccola azienda a conduzione familiare, dove ha lavorato per quasi 24 anni,  con sede nello Yorkshire. Il motivo che lo ha spinto a citare in giudizio la sua, a questo punto, ex azienda sarebbe stato il suo licenziamento. A suo modo di vedere ingiusto e con l'aggravante di molestie sessuali.  I fatti emersi raccontano che Finn aveva avuto una lite violenta quasi sfociata in violenza, con il suo superiore in officina.





E sarebbe stato in questa occasione che il collega lo aveva definito con un oltraggioso " Grasso e calvo ca...o". Secondo il tribunale che ha preso in esame il caso, la parola "pelato" potrebbe essere "intrinsecamente correlato al sesso" e costituire una forma di discriminazione. Notifica riportata da Bloomberg, multinazionale operativa nel settore dei mass media con sede a New York e filiali in tutto il mondo. La giuria, composta da tre membri uomini, ha deciso che commentare la sua calvizie non fosse semplicemente un insulto ma effettivamente una molestia. "È difficile concludere diversamente, sono le parole pronunciate con lo scopo di violare la dignità del ricorrente e creare per lui un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo", si legge nella sentenza.

Per la cronaca Finn ha vinto su tutta la linea, anche sulla causa sul licenziamento ingiustificato.....un trionfo.



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