81 candeline senza una festa, un abbraccio, nella sua Cusano Milanino, sprangato in casa col virus a battere sulle persiane. Giovanni Trapattoni fa 81 anni da Trap, festeggiati al telefono con mezza Italia che gli fa gli auguri a distanza. Per i più giovani, che dovrebbero comunque studiarlo, ha fatto la storia prima da calciatore e poi da tecnico. Quattordici anni medianaccio del Milan con 2 Scudetti, 2 Coppe Campioni, una Coppa delle Coppe e un'Intercontinentale. Appeso lo scarpino all'inflazionatissimo chiodo ha fatto ancora di più. Lui erede orgoglioso dei dettami di Nereo Rocco, pronto ad attualizzare il calcio del Paròn. Colui che etichette insopportabile hanno catalogato come catenacciaro, propone in realtà innovazioni che magari non sa vendere.
Con lui il contropiede non è mai ripartenza, il pressing è l'anima del suo centrocampo, gioca quasi ovunque con 4 attaccanti come poi faceva Rocco, un altro che era al contempo italiano, italianista, ma illuminato e contaminato dal calcio danubiano che tanto seguiva. Sopra la panca il Trap, danza. Un solo fischio per richiamare la squadra e vincere con la Juventus 6 scudetti, 2 Coppe Uefa, una Coppa delle Coppa, una dei Campioni e un'Intercontinentale. Se non basta un altro Scudetto, una Supercoppa e una Coppa Uefa con l'Inter. E poi già sessantenne via, in cerca di stimolo e allora la Bundesliga. Vinta insieme ad una Coppa di Lega col Bayern, vent'anni fa a proposito la sbroccata di: "Was erlauben Strunz?" è ancora cliccatissimo sul web. Primo in Portogallo col Benfica e in Austria col Salisburgo. CT dell'Italia scippata in Corea dall'arbitro Moreno. Insomma il mito ha 81 anni: oggi è nonno, anzi bisnonno, l'ha data su a riflettori e mondo del calcio e ci gode la famiglia che per troppo l'ha vista il tempo necessario di fare una valigia. Si gode una torta e nemmeno una abbraccio, un sorriso antivirus e la promessa di rinviare tutto magari all'anno prossimo.