L'Associazione Italiana Calciatori denuncia una situazione che si è verificata in più di un club professionistico. Se le società - afferma Damiano Tommasi, presidente dell'Aic - convocano i calciatori per il solo fatto di controllare la presenza di febbre, costringendoli a muoversi da casa, incontrare persone, frequentare ambienti per ottenere un dato facilmente comunicabile per telefono, è un atto vergognoso e irresponsabile nei confronti delle tante persone costrette a muoversi e a lavorare per consentirci un minimo di servizi necessari". "È inoltre offensivo nei confronti di quanti sono in prima linea, medici, infermieri e personale sanitario, che ci implorano di rimanere a casa".
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