Per uno scherzo beffardo del destino proprio oggi, il giorno in cui in tutta l’Asia ricordava la tragedia dello Tsunami, è stato registrato in Indonesia un sisma di magnitudo 6.7 della scala Richter. L’epicentro a 57 chilometri di profondità. Nessun danno di particolare gravità; solo l’ennesima dimostrazione di quanto il pericolo sia sempre in agguato. Il 26 dicembre del 2004 erano le quasi le otto di mattina quando un terremoto di eccezionale intensità colpì il sud dell’Asia. Il sisma generò un maremoto che devastò le coste di Sri Lanka, Indonesia, Thailandia, India, Maldive, Malaysia; l’onda anomala – alta come un palazzo di 3 piani – arrivò perfino in Somalia. Un anno dopo il disastro i Governi dei Paesi coinvolti fornirono un bilancio agghiacciante: 229.361 vittime, di cui 185.434 morti accertati e 43.927 dispersi e la cifra reale potrebbe anche essere superiore: la popolazione di numerose isole e atolli, sommersi dal maremoto, non era stata completamente censita. Una tragedia, che sollevò mille punti interrogativi sulle capacità – offerte dalle moderne tecnologie – di prevenire simili eventi. Si parlò anche di negligenze inammissibili. Non oggi, però, oggi – in tutta l’Asia – è il giorno della preghiera, del raccoglimento.
Gianmarco Morosini
Gianmarco Morosini
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