Si può nel ventunesimo secolo morire di fame? La domanda è stata al centro del recente dibattito organizzato in Repubblica da Lilliput club. Nel corso del quale era stato rilanciato il ruolo dei piccoli Stati nel contrastare questa emergenza, nella consapevolezza che i Lilliput del mondo a volte possano fare meglio dei grandi. Oggi San Marino - così come altri 150 paesi - torna a riflettere su un diritto inalienabile di ogni essere umano. Sempre attenta ai grandi temi come la povertà, fin dalla sua adesione alla Fao ha partecipato al gruppo di lavoro che ha portato alla creazione di un Codice di Condotta “volontario“ sul diritto all’alimentazione. Un diritto che a molte, troppe persone è precluso.
La celebrazione stessa di questa giornata, ci conferma che la morte per fame è - ancor oggi - una orribile realtà. Qualcuno ha detto che la fame significa esclusione. Esclusione dalla terra, dal lavoro, dalla paga, dal reddito, dalla vita, dalla cittadinanza. Una forma moderna di esilio. Di morte durante la vita. Se questo concetto è condiviso allora si può dire che sono 854 milioni le persone a cui è stato negato tutto, anche di vivere. Donne, uomini e bambini. Numeri che fanno rabbrividire, che mettono a disagio, perchè ci fanno sentire privilegiati in una maniera quasi imbarazzante. Il diritto al cibo - tema di questa giornata - è un imperativo dal punto di vista morale, economico e politico. È il diritto a nutrirsi da sé con dignità, sottolinea la Fao, piuttosto che il diritto a essere nutriti. Ma La fame non è un destino ineluttabile: al mondo si produce cibo sufficiente, eppure il diritto all'alimentazione non è inalienabile. E' questo il grande nodo da sciogliere per sradicare la fame nel mondo. Lo ha sottolineato il direttore generale dell'agenzia delle Nazioni Unite, Jacques Diouf, nell'intervento di apertura che ha dato il via alle celebrazioni.
La celebrazione stessa di questa giornata, ci conferma che la morte per fame è - ancor oggi - una orribile realtà. Qualcuno ha detto che la fame significa esclusione. Esclusione dalla terra, dal lavoro, dalla paga, dal reddito, dalla vita, dalla cittadinanza. Una forma moderna di esilio. Di morte durante la vita. Se questo concetto è condiviso allora si può dire che sono 854 milioni le persone a cui è stato negato tutto, anche di vivere. Donne, uomini e bambini. Numeri che fanno rabbrividire, che mettono a disagio, perchè ci fanno sentire privilegiati in una maniera quasi imbarazzante. Il diritto al cibo - tema di questa giornata - è un imperativo dal punto di vista morale, economico e politico. È il diritto a nutrirsi da sé con dignità, sottolinea la Fao, piuttosto che il diritto a essere nutriti. Ma La fame non è un destino ineluttabile: al mondo si produce cibo sufficiente, eppure il diritto all'alimentazione non è inalienabile. E' questo il grande nodo da sciogliere per sradicare la fame nel mondo. Lo ha sottolineato il direttore generale dell'agenzia delle Nazioni Unite, Jacques Diouf, nell'intervento di apertura che ha dato il via alle celebrazioni.
Riproduzione riservata ©