La parola Amarcord - termine oggi utilizzato quando si vuole indicare un ricordo nostalgico di un tempo che fu - deriva dal romagnolo “a m’arcord” ovvero “io mi ricordo” e divenne famosa oltre i confini locali grazie al film di Federico Fellini, del 1973. Il film, che vinse l’Oscar l’8 aprile del 1975 come miglior film straniero e la cui colonna sonora ad opera di Nino Rota è tra le più conosciute al mondo, racconta un periodo dell’infanzia del regista, in un borgo della cittadina di Rimini durante gli anni Trenta. Il film valse il 4° premio Oscar a Fellini; in precedenza era stato premiato, sempre come miglior film straniero, per «La strada» (1957), «Le notti di Cabiria» (1958) e «Otto e mezzo» (1964).
Nella locandina del capolavoro, co-sceneggiato con Tonino Guerra, c'è il ricordo della giovinezza del regista, trasfigurato dalla memoria in una Rimini reinventata, con tutti i vizi e le virtù di un ambiente ristretto, dove l’educazione cattolica provinciale coabita con quella fascista. Nel film scorrono, inframmezzati alla routine quotidiana, saporosi episodi che danno un tono autarchico alla memoria. Un ritratto quindi, fatto di immagini che scorrono dipingendo i più o meno particolari abitanti del borgo, tra le parate fasciste, la vita quotidiana, la Mille Miglia, la “ragazza facile”, confezionando uno tra i più famosi capolavori felliniani.
Nella locandina del capolavoro, co-sceneggiato con Tonino Guerra, c'è il ricordo della giovinezza del regista, trasfigurato dalla memoria in una Rimini reinventata, con tutti i vizi e le virtù di un ambiente ristretto, dove l’educazione cattolica provinciale coabita con quella fascista. Nel film scorrono, inframmezzati alla routine quotidiana, saporosi episodi che danno un tono autarchico alla memoria. Un ritratto quindi, fatto di immagini che scorrono dipingendo i più o meno particolari abitanti del borgo, tra le parate fasciste, la vita quotidiana, la Mille Miglia, la “ragazza facile”, confezionando uno tra i più famosi capolavori felliniani.
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