“Nessuno si salva da solo” ma morire si. Lungo la tratta della disperazione che inizia nel cuore dell'Africa e sulle coste nordafricane, ai confini del mondo libero su isole e isolette italiane, arrivano uomini, donne e bambini, che scappano verso la Francia e il Nord Europa per ricongiungersi con i famigliari. Non tutti rimango qui. Molti rischiano la vita sulle montagne (passaggi e frontiere naturali) a morire di freddo senza aver mai visto prima la neve spesso rimangono sui camminamenti e tra i monti (bordi e colli su vie di fuga) in luoghi dove la gente è abituata a soccorre ed essere soccorsa (aree di osmosi sociale e convivenza) perché la montagna può uccidere (è un limite) e non si affronta mai da soli. A volte, però, i monti possono unire, sponde e comunità diverse, come accadde agli italiani d'Oltralpe passati di lì (provenienti anche dal Meridione) fino a un secolo fa sul “Cammino della speranza”. I disegni animati in bianco e nero ricordano i calabresi degli anni Cinquanta passati dall'arco alpino occidentale per lavorare. Il docu-film ci dice che tutti dobbiamo recuperare la nostra umanità.
fz
Intervista con Luigi D'Alife Regista