TCHAÏKA in russo significa gabbiano e contiene la radice del verbo sperare ma in modo vago. Dal teatro di figura all'opera classica lo spettacolo è basato sui movimenti coreografici dell'attore e di un pupazzo arte-fatto, creato addosso da mettere sul corpo, in simbiosi (come una pianta rampicante e saprofita) creativa. Una vecchia attrice in camerino non ricorda perché recita non sa più di interpretare ARKADINA ne IL GABBIANO di Cechov mentre una giovane attrice la asseconda recitando NINA la passata parte di scena della donna. Finzione e realtà si intrecciano creando un nuovo spazio teatrale. Memoria e poesia tra solitudine e violenza della vecchiaia sono il “trattamento deteriorato” della scrittura cechoviana mentre le autrici tentano di far volare il gabbiano fino alla fine... Lo spettacolo coprodotto in Belgio e Cile ha ricevuto riconoscimenti critici e del pubblico come miglior messa in scena del 2018 (il prestigioso Premio CLAP sudamericano). La pièce è una rappresentazione in forma di sogno realizzata da Natacha Belova e recitata da Tita Iacobelli per l'estrema libertà che un'opera grandiosa come quella di Cechov lascia all'arte.
fz