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"Lo chiamavano Trinità" compie 50 anni: i festeggiamenti con Terence Hill

di Michele Giardi
17 lug 2021
Nel servizio un estratto dall'intervento di Terence Hill
Nel servizio un estratto dall'intervento di Terence Hill

"Lo chiamavano Trinità", il primo "Fagioli Western" della storia della cinematografia, compie 50 anni e lo fa con celebrazioni in grande stile. Uscito nelle maggiori sale italiane nel 1971, ha consolidato la coppia Bud Spencer e Terence Hill e ha dato il via ad una serie di film che ancora oggi vengono amati e celebrati in tutto il mondo. Pensare che all'epoca nessun produttore credeva che un western con più schiaffi che sparatorie, nessuna morte, poca violenza e tanta ironia potesse funzionare. Nessuno, tranne lo storico e compianto produttore Italo Zingarelli, che investì in quello che divenne un vero e proprio cult in grado di appassionare bambini e adulti.

È proprio a lui che vengono dedicate le celebrazioni, tenutesi a Castellina in Chianti nella Rocca delle Macìe, l'azienda vinicola a cui la famiglia Zingarelli si è dedicata dal 1973, portando avanti un vero e proprio connubio fra vino e cinema. Un legame che si rinnova con la presentazione di una tiratura limitata di magnum dedicati alla pellicola e l'inaugurazione del Museo Italo-Trinità, che ospita cimeli come foto dal dietro le quinte, recensioni dell'epoca e una prima stesura del copione originale del film.




Fra gli ospiti d'onore della serata lo storico illustratore di locandine Renato Casaro, le figlie di Bud Spencer, Diamante e Cristiana Pedersoli, e la "mano destra del diavolo" in persona Terence Hill, che non si è fatto minimamente scomporre dalla pioggia e che, sul palco, rivela perché continuiamo a parlare ancora oggi dei film realizzati assieme a Bud Spencer.

Ai festeggiamenti è seguita la presentazione del restauro della pellicola, effettuato dalla Cineteca di Bologna, che si prepara a tornare nelle sale italiane e a trovare nuovi appassionati. Perché, a distanza di 50 o 100 anni, continueremo sempre a chiamarlo Trinità.

Nel servizio un estratto dall'intervento di Terence Hill





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