Medioevo arabo di stampo islamista: il MAROCCO discrimina gravemente le donne, anzi le giovani madri fuori dal matrimonio, che non posso avere relazioni sessuali pena il carcere (art. 490 del codice penale). 150 parti clandestini al giorno sono la risposta contro la legge, tutta al femminile, per la vita. “SOFIA”, il lungometraggio girato in Marocco da Meryem Benm'Barek (regista marocchina cresciuta in Belgio) è una pellicola premiata dalla critica a Cannes per la migliore sceneggiatura. Il film racconta lo scontro di una famiglia medio borghese di Casablanca con una poverissima di basso ceto ( quella di OMAR: l'attore nella vita è un rapper) per un matrimonio riparatore in tempi brevi così da salvare bambino e giovani amanti. Un thriller sociale sulla lotta di classe in Marocco e il potere maschilista che fa male a donne e uomini: la vicenda lo prova. In mezzo c'è l'uso discriminatorio della lingua nel binomio FRANCESE-ARABO. Le altre figure femminile sembrano antagoniste; sono le ricche zie di Rabat e la cugina Lena medico, bellissima, con un padre francese. La gravidanza è la rivincita-vergogna del brutto anatroccolo SOFIA contro tutti...
fz