“Andy era capace di entrare in empatia con la gente, sapeva prendere confidenza e poi fotografare, senza veli, la situazione”. Così Rino Rocchelli, il padre del fotoreporter ucciso soltanto pochi mesi fa in Ucraina, introduce il lavoro del figlio. 20 scatti, gli ultimi della sua vita, per la prima volta in mostra a San Marino, fino al 4 ottobre a Palazzo Graziani. Per chi lo conosceva, la tristezza di non averne potuto celebrare l'opera in vita.
Non foto di news, che cadono velocemente nel dimenticatoio, Andy prediligeva quelle dai risvolti sociali. Scattate nei bunker, in situazioni intime. Servirsi del potere esplicativo dirompente della fotografia per catturare emozioni; per raccontare, attraverso i volti, le conseguenze della guerra sulla popolazione innocente. L'esposizione – curata dal gruppo Cesura – si divide in due sezioni: da una parte lo sguardo su Sloviansk; dall'altra Kiev con la rivoluzione di Maidan.
Nel video le interviste a Luca Santese (Cesura) e Alessandro Rocca, associazione Ilaria Alpi.
Silvia Pelliccioni
Non foto di news, che cadono velocemente nel dimenticatoio, Andy prediligeva quelle dai risvolti sociali. Scattate nei bunker, in situazioni intime. Servirsi del potere esplicativo dirompente della fotografia per catturare emozioni; per raccontare, attraverso i volti, le conseguenze della guerra sulla popolazione innocente. L'esposizione – curata dal gruppo Cesura – si divide in due sezioni: da una parte lo sguardo su Sloviansk; dall'altra Kiev con la rivoluzione di Maidan.
Nel video le interviste a Luca Santese (Cesura) e Alessandro Rocca, associazione Ilaria Alpi.
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